Porto

8 Dicembre 2016 – 11 Dicembre 2016


E' da anni che ci riproponiamo di pianificare una vacanza estiva in Portogallo, ma alla fine, per una ragione o per l'altra, cambiamo sempre programma.

Così, per acquietare la coscienza e per non offendere nessuno, decidiamo di visitarlo a spizzichi e bocconi. Almeno per il momento. E stavolta tocca a Porto.

Di questa città mantengo un ricordo bellissimo, fatto di sensazioni vivide associate a parole e ad immagini precise: sole, caldo, pranzo all'aria aperta, primavera a dicembre, porto (il vino), azulejos, fado, librerie, poesia.
E ancora: gentilezza, colori, geometrie, fascino della decadenza.
Un'ode alla vita, quella dai ritmi lenti e gioviali, che gode di un pasto senza fretta, di un bicchiere di vino con un commensale silenzioso, di una panchina rossa che fronteggia impavida l'Oceano Atlantico, di librerie che giocano a nascondino tra le vie della città, dello sferragliare intermittente dei tram gialli.

(Porto, veduta dal ponte Luis I)

(Torre dos Clerigos vista dalla Rua de 31 de Janeiro)


(Igreja dos Clerigos e Torre dos Clerigos)

 (Igreja de Santo Ildefonso, facciata)

 (Praça da Liberdade)

 (Ponte Luis I)

 (Porto, veduta dal ponte Luis I)

(Porto, il ponte Luis I e la città)

 (Ponte Luis I)

 (veduta di Porto dal quartiere Vila Nova de Gaìa)

 (veduta di Porto dal quartiere Vila Nova de Gaìa)

La degustazione del Porto è uno stile di vita.
E' un emblema della contemplazione, di quel meraviglioso stato dell'Essere in cui si assume che il Tempo non è un problema. E' uno dei rari momenti in cui si è certi di possederlo, di dominarlo senza alcuna deroga.

 (Vila Nova de Gaìa, pranzo, degustazione porto)

(Cais da Ribeira, particolare) 

(Cais de Ribeira, pranzo, degustazione porto)

(veduta di Porto) 

(azulejos e panni stesi) 

A me, quest'uomo che fuma una sigaretta alla finestra, guardando il cielo, è parso un quadro di Hopper. 
Solo.
Ed estremamente poetico.

 (poesia urbana, uomo con sigaretta)

(poesia urbana)

(poesia urbana, tramonto sul Douro)

(poesia urbana, statua con piccione in testa al tramonto)

(poesia urbana, tramonto in città) 

Abbiamo letto che la Livraria Lello è un luogo di culto per chi ama le librerie storiche.
I rumors vogliono che JK Rowling frequentasse assiduamente il luogo quando insegnava inglese a Porto e che ne abbia tratto ispirazione per la stesura dei suoi libri.
Per questa ragione il luogo è sempre super-affollato, non solo dai turisti, ma anche dai turisti-fan-di-Harry-Potter e dai turisti-appassionati-di-libri.
Gli ultimi non ci preoccupano: a parte il fatto di non considerarci turisti, per il resto li comprendiamo perfettamente. Sono le altre due opzioni che ci inquietano (più me che Ale, a dire il vero), in particolare la seconda. Personalmente Harry Potter mi suscita la simpatia di una "cacca di gatto pestata sotto i piedi". Se a ciò aggiungo la mia sociopatia naturale, la situazione non è delle più invitanti. Del resto come possono due bibliofili come noi rinunciare alla possibilità di varcare quella che considerano la soglia magica verso un altro mondo?
Così faccio una sessione di training autogeno, focalizzo il target della missione, mangio una buona dose di cioccolata per addolcirmi e ci mettiamo in fila per comperare il biglietto di ingresso.
La fila è lunga. 
Sempre.
Non fatevi illusioni.
Sia che veniate prima dell'orario di apertura, in pausa pranzo o verso la fine della giornata.
Probabilmente le persone in coda si materializzano lì per lì o si riproducono per partenogenesi. 
Sta di fatto che ce ne sono sempre tante.

L'interno è sfavillante. Le foto non rendono giustizia: a parte il delirante via vai di persone, è impossibile riprodurre adeguatamente l'ambiente e il fascino che esercita.

Ad un certo punto mi fermo in mezzo al salone principale, mi guardo attorno, incrocio le braccia in segno di sfida e penso "Non è giusto. Da dove comincio?". Mi prende quello sconforto che attanaglia ogni devoto quando entra nel sancta santorum e capisce immediatamente che non c'è tempo a sufficienza per scorrere tutti gli scaffali, tutte le sezioni, tutti i titoli.
E allora chiudo gli occhi per un attimo e recito la preghierina del bravo bibliofilo: "Voglio dormire qui. Per favore, Dio dei Libri, fa' che io rimanga chiusa per sbaglio qui dentro. Possibilmente il sabato sera. Di un lungo ponte festivo".

P.S. Sì, la risposta alla domanda che vi state facendo è "Sì, abbiamo comperato un libro". Voi non l'avreste fatto?

(Livraria Lello, interno, particolare dello scalone centrale) 

(Livraria Lello, interno) 

(Livraria Lello, interno, particolare) 

 (Sé do Porto)

Le case di Porto sono un'avventura cromatica, sono l'esercizio di stile di un abile prestigiatore, appaiono quando meno te l'aspetti: alzi lo sguardo, volgi gli occhi di lato e le trovi lì, a sfidare la tua capacità di meravigliarti.
E la città è ricca di punti da cui godere vedute imperdibili: una città decadente e vanitosa, che vuole farsi ammirare.

 (Cais de Ribeira)

 (Cais de Ribeira)

 (Monumento ao Infante Dom Henrique, particolare)

 (Sé do Porto)

(Palacio da Bolsa, interno) 

(Palacio da Bolsa, interno, Sala araba, particolare) 

 (Palacio da Bolsa, interno, Sala Araba)

 (Estação de São Bento, interno)

 (Igreja dos Clerigos, interno)

(Veduta della città dal Miradouro da Vitoria)

(Veduta della città dalla Torre dos Clerigos)

(Veduta della città, particolare)

(Veduta della città, particolare)

(Miradouro da Vitoria)

(Veduta della città dal Miradouro da Vitoria)

(Veduta della città dal Miradouro da Vitoria, particolare)

(Rua das Taipas)

(Tramonto dalla Casa da Musica)

(Casa da Musica)

(Un gioco da bambini)

(Veduta della città dai Jardins do Palacio de Cristal)

(Veduta della città da Vila Nova de Gaìa)

Essere a Porto e non rendere omaggio all'Atlantico è come vedere un quadro storto e non metterlo a posto. E dal momento che a noi i quadri storti danno proprio fastidio, con la linea 1 andiamo al mare.
Azzardiamo una passeggiata sul molo, scansando qualche onda.
Facciamo tappa su diverse panchine, dove ci accomodiamo per scaldarci, come animali al sole, gli occhi chiusi, il vento sull'unica porzione di viso che rimane scoperta. Ascoltiamo i suoni lontani, sempre più lontani, delle biciclette che passano, dei bimbi che giocano, delle urla di chi si è incautamente affidato ai propri calcoli (sbagliati) per sottrarsi agli scherzi dell'oceano.
Ci appisoliamo.
Sì. Ci appisoliamo.
Proprio come fanno i vecchi sulle panchine.

E sappiamo che la felicità è questa.

(Rua Nova da Alfandega)

(Farol de Felgueiras)

(Farol de Felgueiras)

(Visioni sfocate)

(Un posto al sole fronte mare)

(Farol de Felgueiras)

(Rua Cel. Raul Peres, l'ultimo negozio di biciclette prima di New York)

(Praia do Ourigo)



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Dulcis in fundo, i conti della serva: