I nostri NO

(Repubblica Ceca, Praga, Biblioteca di Strahov, Sala Teologica, particolare)

Ci sono un paio di cose (anzi tre) a cui, dopo i 35 anni, abbiamo detto NO: 

  • a Valsoia (la soia fa veramente schifo)
  • ai "villaggi-vacanza"
  • ai viaggi di gruppo con la presenza di connazionali.

Al secondo e al terzo NO, in particolare, ci risulta proprio impossibile derogare.
I turisti connazionali a noi stanno già sui maroni quando li incontriamo in aeroporto, addobbati per la partenza come se dovessero andare a Sharm o in Costa Smeralda ospiti di Briatore, con le Hogan, la Louis Vuitton e i gioielli, o quando al controllo bagagli estraggono la pochette trasparente con i liquidi e scopriamo che si sono portati il profumo.
Avete capito bene: IL PROFUMO.
O quando ce li ritroviamo seduti dietro/davanti in quei brevi voli per le capitali europee, con i 350 selfie prima del decollo e dopo l'atterraggio, con la bocca a culo di gallina, la linguaccia, lo sguardo ammiccante, "no, facciamone un'altra che questa mi fa il doppio mento", che manco Kate Moss ad un servizio fotografico per Vogue. Gli uomini invece, di solito, sono remissivi, in completa balìa delle loro compagne/mogli/fidanzate, a meno che non siano in partenza per un fine settimana solo al maschile, usualmente verso mete quali Amsterdam o Barcellona. Allora diventano rumorosi, molesti, noiosi.

Mi sto facendo prendere la mano e sto divagando. 

Se possiamo scegliere, diciamo NO anche al bagno in comune.
Ale🐀è vecchio (dentro e fuori), la sua età ormai è paragonabile a quella del Maestro Yoda: sconosciuta ai più. Preferiamo quindi poter usufruire di qualche comodità borghese.
Ovviamente, poi, dipende dalla destinazione. 
Sull'isola di Olkhon, Lago Baikal, abbiamo avuto a disposizione una latrina (e non aggiungo altro); in mezzo alla steppa mongola un'unica "postazione bagni" per tutto l'accampamento, con acqua ad intermittenza; nella foresta amazzonica un solo "bagno" in condivisione (animali compresi), con "doccia" e WC a cielo aperto; in Transiberiana due bagni per carrozza e non ci siamo lavati per 5 giorni.  

Insomma, è necessaria una buona consapevolezza dei propri limiti, di ciò che ci fa stare bene e di ciò che invece può trasformare il viaggio da un'occasione di scoperta in una situazione di disagio. In generale, come regola di massima, bisognerebbe sapere a cosa si sta andando incontro, documentandosi, e soprattutto armarsi di una buona dose di adattabilità all'ambiente circostante. 
Racconteremmo una bugia se vi dicessimo che riempiamo uno zaino e partiamo senza meta e senza aver programmato nulla. Però ci piace provare: ci piace sempre inserire un elemento di novità, che possa permetterci di sperimentare nuove situazioni, senza esagerare. E' un modo "cauto" per alzare sempre più l'asticella e scoprire qualcosa di nuovo su noi stessi, sulle nostre capacità, sui nostri limiti e molto più semplicemente su ciò che ci piace e ciò che non ci piace.