Pamir - La strada verso Murghab

2 Agosto 2019 - 23 Agosto 2019


(Valle di Kurteskei)

Al termine di una nottata infernale, tra dormiveglia, mal di testa atroci, corse in bagno ogni ora e nausee a ondate, con i capelli ancora impiastricciati da terra, sole e vento, decido che è troppa fatica cambiarmi, perciò mi tengo gli stessi cenci con cui ho dormito e investo le energie equivalenti per:
1. andare alla latrina
2. bere un'altra litrata di tè verde che qui dicono essere benefico per il mal di montagna
3. lavarmi i denti.
È l'unico gesto di igiene quotidiana che compio. Da qui in poi abdico a qualunque velleità di presentabilità.
Il Piemontese non è per nulla in forma, oggi soffre più di me.
Firdavs e Borbad sono pronti, carichiamo gli zaini e partiamo.
In Asia centrale guida e musica potrebbero essere temi di dissertazioni filosofiche.
Firdavs ci tiene a dire che la strada è bella, lo ripete continuamente e io mi chiedo secondo quali parametri lo definisca: una serie di buche ininterrotte collegate a tratti da brevi strisce d'asfalto. Altrimenti è un sottile tratto più chiaro di terra dissestata, con ciottoli e rocce. Alle volte inchioda bruscamente perché ci sono avvallamenti che vede solo lui. Poi improvvisamente, senza apparente motivo, ride da solo, mi guarda nello specchietto retrovisore e mi chiede "you like road?". Ha la faccia di un tataro, gli occhi chiari, qualche vago lineamento persiano.

 (Verso Murghab)

 (Sosta sulla strada verso Murghab)

 (Verso Murghab)

 (Verso Murghab)

 (Verso Murghab)

(Verso Murghab)

L'altra grande passione di Firdavs è la musica, che durante la guida è sempre a palla. Sia chiaro, non ho nulla contro la musica tradizionale tagika, ma è un po' come se dovessi spararmi un viaggio di 3000 chilometri e su una chiavetta USB caricassi, consapevolmente e scientemente, la discografia completa di Nino D'Angelo.
Comunque la musica la trovi sparata ovunque, anche negli hotel in città, appena entri nella sala colazioni, magari alle 6:30 del mattino, la TV trasmette a tutto volume musica pop nazionale, come fossero in after dalla notte precedente.

 (Verso Murghab)

 (Verso Murghab)

 (Verso Murghab)

 (Verso Murghab)

 (Verso Murghab)

(Verso Murghab)

Il potente mezzo di cui ci avvaliamo è un van con le ruote supercorazzate, Firdavs ci tiene a ribadirlo: può sfidare qualsiasi condizione atmosferica e il manto stradale più difficile. Mi basta guardare il soffitto dell'abitacolo per capire che il tipo è avanti: è completamente imbottito per attutire i colpi che le teste dei malcapitati viaggiatori si prenderanno a prescindere, pacchetto all-inclusive.

Murghab è una cittadina a 3800 metri fatta di case basse bianche, in mattoni o fango e paglia; una sola via asfaltata, le altre sono polvere e terra, che a me sembra di stare in una puntata di Homeland e di vedere uscire, da un momento all'altro, Saul Berenson da una casa bombardata. La città funge da punto di snodo per la visita del Pamir e di alcuni siti interessanti.
In particolare abbiamo chiesto di vedere le tombe a forma di alveare di Konye Kurgan, pochi chilometri fuori dal centro ma piuttosto difficili da trovare, tant'è che anche Borbad deve chiedere ad un anziano del luogo.
Le tombe risalgono ad un periodo databile tra l'VIII e il I secolo avanti Cristo e vi sono sepolti i Saci, una delle dodici tribù degli Ariani, venuti dalla Siberia a conquistare l'Asia centrale.

 (Tombe di Konye Kurgan)

 (Verso Murghab)

 (Valle di Kurteskei)

 (Valle di Kurteskei)

(Valle di Kurteskei)

Ci dirigiamo poi verso la grotta di Shakhty, a 50 chilometri da Murghab, dove si trovano dei famosi petroglifi risalenti al neolitico.
Per arrivarci attraversiamo la stupenda valle di Kurteskei, con prati verdi percorsi da rivoli di acqua e circondati da montagne che sfumano in colori caldi e freddi, per poi passare a distese desertiche interrotte da massicci e picchi selvaggi.

 (Valle di Kurteskei)

 (Valle di Kurteskei)

 (Valle di Kurteskei)

(Valle di Kurteskei)

I dipinti pare siano stati ritrovati del tutto casualmente nel 1958 da un gruppo di archeologi, che durante una tempesta si era rifugiato in questa grotta per passarvi la notte. La mattina seguente la sorpresa era stata inimmaginabile quando, alzando gli occhi, avevano visto le immagini dipinte sul soffitto.

(Shakhty cave)

Arriviamo percorrendo una strada il cui tracciato è quasi indistinguibile, se va bene siamo i secondi che ci passano e infatti Borbad dice che sono pochissimi i turisti che chiedono di venire fino qui per i petroglifi.
In quello che per me è un paesaggio meraviglioso, abbandoniamo la macchina e proseguiamo a piedi in salita verso la grotta.

 (Valle di Kurteskei)

 (Valle di Kurteskei)

(Valle di Kurteskei)

In questa valle sperduta nello spazio e nel tempo, che pare dimenticata, troviamo Tatiana e il suo omologo tagiko.
Tatiana è una ricercatrice del dipartimento di archeologia ed etnografia del distaccamento universitario siberiano di Novosibirsk: da due giorni è accampata nella grotta per studiare i dipinti e per scoprire nuovi dettagli. Approfittiamo del colpo di fortuna e ci facciamo spiegare tutto lo spiegabile saltando dall'inglese al francese, che lei parla molto meglio perché ha studiato per diversi anni in Francia.
Si rintracciano tre figure di orsi e ben sei antropomorfe, collegate ad una antica civiltà neolitica. Sta approfondendo la possibilità che vi sia un'ulteriore figura animale ma quest'ultima rimane solo un'ipotesi al momento.
Ci intratteniamo ancora un po' e la ringraziamo per il prezioso lavoro che sta svolgendo.

 (Shakhty cave, Tatiana e la banda)

 (Shakhty cave, Tatiana e la banda)

(Shakhty cave, Tatiana e la banda)

Ritorniamo al nostro hotel, sulla cui facciata campeggia una gigantografia del Presidente tagiko. 
I nostri alloggi sembrano usciti da un film anni venti. 

(Murghab, hotel)

Il Piemontese ha ribattezzato la luce dell'ingresso "il barlume di speranza": c'è un interruttore attaccato ad un filo tagliato, i muri sono completamente decorati con un materiale inidentificabile di colore verde dentro al quale sono incastonate delle pietruzze, che con i riflessi della luce sembrano insetti giganti e tutte le volte mi fanno venire un colpo. 
Per non parlare del bagno, ricavato da un antro aggiunto alla camera, con due gradini in cemento: la porta sembra quella del caveau di una banca svizzera, con il chiavistello all'esterno e non se ne capisce il motivo, la doccia è installata in equilibrio precario sopra  due mattoni e il doccione ha al centro un megastemma della Mercedes. 

 (Murghab, hotel)

 (Murghab, hotel, interno)

(Murghab, hotel, la doccia griffata)

La carta igienica, come sempre a Est, è tipo la carta crespa con cui si faceva il presepe a scuola, ma è elastica, così che per romperla devi darti parecchio da fare. 

(Murghab, hotel, particolare)

L'appendino per le spugne l'ha fissato al muro sicuramente un vatusso di passaggio, perché per appendere il mio asciugamano devo saltare. 

(Murghab, hotel, l'appendino dei vatussi)

A voler dare un tocco di romanticismo decadente ci sono però ben due strati di tende, la prima in pizzo e la seconda riccamente decorata sulle tonalità del verde e dell'oro.
Quasi quasi mi ci faccio un vestito, come Rossella O'Hara in "Via col vento".


🌟🐁