Bucarest

1 Giugno 2017 - 4 Giugno 2017

(Libri in strada)
Volo Bucarest - Milano.
Inizio dalla fine.
Riavvolgo la pellicola della memoria perchè è così che funziona. Solo da lontano riesco a dare senso.
Solo da lontano metto ordine tra i colori e i dolori, tra la strada fatta e il senso che ha avuto mettere un piede davanti all'altro per tracciarla tutta. Solo allora riesco a ritrovare un filo invisibile che lega ogni passo. A ritroso.
Osservo le nuvole passare lente sotto di me, le luci e le ombre che disegnano su prati, vallate, montagne, foreste, città.
E provo ad immaginare tutta la vita che scorre lì sotto, proprio nello stesso posto dove fino a qualche tempo fa ho camminato, modellato pensieri, consumato energie e scarpe.

Fuori: riesco a sentire il silenzio rotto all'improvviso dal suono delle campane, i piccioni spiccare il volo sulla piazza retrostante la cattedrale.
Dentro: percepisco i bagliori dell'oro delle decorazioni, microscopiche variazioni nella densità dell'aria, alle volte arrivano fino agli occhi e mi impediscono di aprirli. Rivedo le immagini che ricoprono ogni centimetro delle pareti, come tatuaggi di mille anni fa su un corpo che non invecchia. L'emozione mi afferra alla gola, ma la liturgia mi calma, il respiro si fa più regolare, i canti mi ipnotizzano, si ripetono con quella cantilena rassicurante di chi ha trovato le risposte. Tutte quante.
Cerco di praticare un'osservazione a impatto zero, provo ad essere invisibile ma sono troppo diversa da tutto ciò che mi circonda: i miei vestiti, la mia faccia, i miei modi raccontano che sono straniera, che non appartengo a questo luogo, che vengo da un posto dove ci facciamo il segno della croce in modo diverso, dove non ci copriamo il capo; raccontano che in chiesa ci entriamo solo per ammirarne il genio architettonico e decorativo.
Stipata tra queste donne e questi uomini tutti in piedi, alberi di una foresta millenaria, che guardano nella stessa direzione, che entrano ed escono senza alcun senso apparente, in un viavai privo di qualsiasi regola, mi sento diversa eppure simile. Alla ricerca di un posto sicuro per i giorni in cui pioverà a dirotto.
Di qualunque natura essa sia, é la fede che muove le persone.

(Monastero ortodosso Radu Vodă, donna in preghiera)

(Monastero ortodosso Radu Vodă)

(Monastero ortodosso Radu Vodă)

(Monastero ortodosso Radu Vodă)

"Please don't cry" dei Cigarettes After Sex.
E' lei.
Ascoltatela una volta.
Riascoltatela altre cento.
E vi troverete dentro un pomeriggio di sole, un'estate scoppiata dopo il temporale, due vaganti, una libreria. Vedrete una luce abbagliante, i colori mischiati delle copertine come carte nelle mani di un abile giocatore, mattoni fuori dalle vetrine.

(Cărtureşti Carusel, interno)

(Cărtureşti Carusel, interno)

(Cărtureşti Carusel, interno)

(Cărtureşti Carusel, interno, tentazioni)

Sentirete il frusciare delle pagine che qualcuno sta sfogliando accanto a voi, il vociare lontano dei bambini nel parco della chiesa; poi il profumo dei fiori disposti sul davanzale appena fuori dal locale adiacente.
E non potrete fare altro che chiudere gli occhi quando vi scoppierà in testa il ritmo potente della tristezza; non parlo della tristezza che stringe la gola. E' più quella tristezza che nasce dalla languida consapevolezza che state per andare via e che probabilmente dimenticherete qualcosa al tavolino del bar. Non ve ne dispiacete, tuttavia. Perché in fondo forse volevate proprio lasciarla, quella cosa lì, sul tavolino.
Un distacco che diventerà piacevole, di cui amerete ricordarvi a casa, di cui scriverete perchè altri ne sappiano.
Dentro vi ritroverete anche la mia incapacità di scovare aggettivi che definiscano questa città, che ne colgano l'anima, che la identifichino.

(Palazzo del Parlamento)

(Veduta dal Palazzo del Parlamento)

(Palazzo del Parlamento, interno)

(Palazzo del Parlamento, interno, lampadario, particolare)

(Palazzo del Parlamento, interno)

(Bulevardul Unirii)

(Bulevardul Unirii)

(Bulevardul Unirii)

Per strada una donna fotografa uno scorcio, ci affacciamo incuriositi all'angolo della sua scelta, ci voltiamo a guardare il momento che ha voluto cogliere e vediamo solo una casa vecchia, diroccata, pericolante, sul bordo dell'abisso. 
"Chissà cosa ci avrà visto". 
Ognuno ha le proprie visioni e trova nelle cose un riflesso di se stesso o semplicemente riesce a vedere bellezza laddove gli altri non vedono altro se non macerie.

(Bellezza)

(Edificio, ingresso, particolare)

(Tromp l'oeil)

(Corte d'Appello)

(Calea Victoriei)

(Strada Lipscani)

(Strada Lipscani)

(Prospettive)

(Biserica Sfantul Anton)

(Biserica Italiana, non stringete!)

(Bulevardul Nicolae Balcescu)

(Ateneul Roman)

(Piata Revolutiei)

(Calea Victoriei)

(Biserica Manastirii Stavropoleos)

(Biserica Manastirii Stavropoleos, giardino interno, lapidi)

(Piata Revolutiei)

(Hanu lui Manuc)

(Edifici)

(Palatul CEC)

(Arcul de Triumf)

Pochi passi più avanti troviamo il nostro angolo di pace: un piccolo giardino scovato per caso, alla fine di un vicolo su di una strada trafficata; un'oasi di verde protetta da palazzi alti, che genera musica jazz e attorno alla quale è cresciuto un bar. In sottofondo il vociare delle persone, il fumo lento di una sigaretta, che suggerisce una convivialità vivace ma mai sopra le righe.

(Bulevardul Unirii)

(Calea Victoriei, il giardino segreto)

(Calea Victoriei, il giardino segreto)

(Calea Victoriei, gli attrezzi del mestiere)

(Calea Victoriei)

(Parcul Kiseleff, Soseaua Pavel Dimitrievici Kiseleff)

(Calea Victoriei, festa dell'Indipendenza)

(Calea Victoriei, festa dell'Indipendenza)

(Calea Victoriei, festa dell'Indipendenza, scrivere ovunque)

(Calea Victoriei, Muzeul National George Enescu)

(Calea Victoriei, Muzeul National George Enescu, facciata, particolare)

(Caru' cu Bere)

(Caru' cu Bere)

(Caru' cu Bere)

(Caru' cu Bere)

In ogni viaggio si dovrebbe sempre prevedere almeno una sosta giornaliera in un angolo tranquillo dal quale assistere alla vita, dal quale poter divenire punto di osservazione privilegiato, registrare movimenti, interazioni, entrate ed uscite, arrivi e partenze: la varia umanità che si muove nel caos delle possibilità, che traccia percorsi di cui non si può prevedere direzione, traiettoria, obiettivo.
Prendere tempo. Prendersi del tempo. Perdersi nel tempo.


Torniamo nello stesso posto anche il giorno successivo.
E' la seconda o terza volta al massimo che ci capita da quando peregriniamo per il mondo. 
Stiamo in silenzio per la maggior parte del tempo; scruto un uomo con un bambino, probabilmente padre e figlio, non paiono avere molta confidenza ma sono a proprio agio: il bambino addenta una pizza con il piglio di chi è annoiato, si guarda in giro per cercare qualcosa che catturi il suo interesse, mi chiedo dove l'abbia portato il suo sguardo prima di incontrare il mio, che lo sto fotografando.

Ci guardiamo e pur non usando parole ci intendiamo a meraviglia.

(Museo del Villaggio)

(Museo del Villaggio)

(Museo del Villaggio)
(Museo Nazionale di Arte Rumena, sezione Arte Contemporanea, perplessità)

(Museo Nazionale di Arte Rumena, sezione Arte Contemporanea, "Che cerchio alla testa!")

(Museo Nazionale di Arte Rumena, sezione Arte Contemporanea, chissà)

(Museo Nazionale di Arte Rumena, sezione Arte Contemporanea, chissà chi è più vecchio)

(Luci)

(C'è ancora chi scrive cartoline)




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