Tolosa

7 Dicembre 2017 - 10 Dicembre 2017
Col tempo le nostre gite iniziano sempre prima di essere atterrati: il volo ha un ritardo di tre ore. 
Ed è come un déjà-vu: "Ale, abbiamo un sacco di tempo, siamo arrivati in anticipo, possiamo rilassarci, fare un pisolino"...
Il Piemontese mi guarda di traverso: "Certo, abbiamo un sacco di tempo, possiamo sederci, rilassarci, prendere una birra, mangiare qualcosa e vedere di riuscire a perdere l'aereo anche questa volta".
Ok, hai ragione, come non detto. Rimaniamo vigili e presenti a noi stessi.

(L'Enfant au bonnet d'âne - Pont Neuf)

Pensavamo di essere in Francia e invece pare di trovarsi in una colonia spagnola: gli spagnoli qui sono tantissimi. Anzi, è più facile incontrare qualcuno che parli spagnolo che francese.
Ci facciamo i nostri conti: la città è a 100 km dal confine con la Spagna e a metà strada tra Atlantico e Mediterraneo.
Non è stata teatro degli scontri della Seconda Guerra Mondiale e ha dato rifugio a numerosi esuli e fuggitivi spagnoli durante la dittatura franchista.

(Place de la Trinite)

(Place de la Trinite)

(Place de la Trinite, Riflessi di nuvole)

(Place de la Trinite, fontana, particolare)

(Place de la Trinite, fontana)

(Rue de Bayard)

(Rue de Bayard, edificio)

(Rue de Bayard, edificio, particolare)

(Autunno sul boulevard)

(Chapelle des Carmelites, interno, particolare)

(Rue du Perigord)

(Basilica di Saint Sernin)

(Basilica di Saint Sernin)

(Basilica di Saint Sernin, interno)

(Basilica di Saint Sernin, interno, particolare)

(Basilica di Saint Sernin, interno, particolare)

(Rue de Metz)

(Boulevard Lazare Carnot, edificio, particolare)

(Luci e ombre)

(Edifici, luci e ombre)

Apro con una (e unica) nota di demerito per i tolosani: la cacca dei cani. Si trova molto, molto, molto frequentemente per le strade e sui marciapiedi e bisogna stare proprio attenti a non portarsela a casa. Vergogna!
Non me l'aspettavo proprio, soprattutto considerando la civiltà, l'attenzione e l'educazione che di massima li contraddistingue.

Innanzitutto siamo nella terra delle librerie: ci sono librerie ovunque. Non fai in tempo a girare l'angolo e... puf... ne trovi una dedicata alla narrativa noir, poi una dedicata alle graphic novel, una ai libri di avventure, una ai viaggi, un'altra alla narrativa straniera, un'altra che sembra un labirinto, entri e ti ci perdi, per uscire devi essere munito di piantina.
Non le ho contate, ma le librerie sono più numerose dei negozi di alimentari e pari solo al numero di panetterie che sfornano baguette come se non ci fosse un domani. Per sopravvivere tutte quante, i francesi dovrebbero comperare libri più di quanto comperino da mangiare. È per questo che, in generale, sono più in forma e più acculturati degli italiani.
In libreria trovi intere famiglie con bambini e bambine immersi nella lettura, sul bus e in metro gli adolescenti, anziché uno smartphone, hanno in mano un libro.
Se c'è una speranza, sono loro. Sono quelli lì che sfogliano una pagina dopo l'altra, che potresti buttargli addosso un secchio d'acqua e sarebbero ancora lì, con i loro pensieri intrappolati nella storia che stanno leggendo.

(Santa Karl - Merry ChristMarx, Vetrina di una libreria, Rue Gambetta)

I tolosani sono affabili, a parte qualche rara eccezione. Entri in un locale e ti salutano con un sorriso (e non come se gli dessi fastidio). Sul bus tutti i passeggeri salutano l'autista quando salgono e quando scendono (anche se sono seduti in fondo e lui non sente). Al ristorante capita di scambiare qualche battuta col perfetto sconosciuto che ti siede a fianco. Piccole cortesie che rendono la vita più piacevole.

(Place du Capitole)

(Place du Capitole, spuntino)

(Place du Capitole)

(Rue Gambetta)

(Convento dei Giacobini)

(Tramonti)

Siamo in Occitania, nella terra della lingua d'oc, dove riposano le spoglie di San Tommaso d'Aquino, nella terra della crociata degli Albigesi contro i Catari, nella terra del fois gras (buuuuu buuuuuu), dell'Airbus e dei lanci nello spazio: la Cité de l'Espace è poco fuori il centro città, raggiungibile comodamente con un bus.

(Cité de l'Espace)

(Cité de l'Espace)

(Cité de l'Espace)

(Cité de l'Espace)
(Cité de l'Espace)

Siamo nella terra dei colori: i suoi sono il rosa, il blu, il viola.
Quando i suoi edifici vengono inondati dalla luce del sole all'alba o al tramonto le valgono infatti l'appellativo di "città rosa".

(Place du Capitole, Capitole)

(Place du Capitole, Capitole)

Blu come il colore estratto dal pastel, una pianta (tipo la colza) coltivata a Tolosa tra il Quattrocento e il Seicento: le sue foglie venivano fatte macerare in acqua, ridotte in poltiglia, pressate con le mani e trasformate in palle della grandezza di un pugno che, lasciate essiccare per 15 giorni, diventavano le famose cocagnes, pronte per essere esportare in tutta Europa. Dalle cocagnes si otteneva il ricercatissimo pigmento blu usato dalle tintorie e, in alcuni casi, dai pittori.
Il mercato non conosceva concorrenza: la città divenne il centro mondiale del commercio del pastel, le famiglie (e le banche) tolosane che commerciavano le cocagnes si arricchirono a dismisura: è da qui, dalle cocagnes appunto, che nasce il noto riferimento al "Paese della Cuccagna".

(Il cielo sopra la Garonna)

(Il cielo sopra la Garonna)

(Il cielo sopra la Garonna)

(Hotel Dieu Saint Jacques)

(Pont Neuf, particolare)

(Capitole)

(Place du Capitole)

Il viola è quello delle violette di Tolosa: importate, si dice, da un soldato dell'esercito di Napoleone III, di ritorno dall'Italia, per farne dono all'amata, oggi sono il simbolo della città e vengono impiegate per ogni tipo di prodotto: saponette, creme, profumi, dolci, thè, infusi, caramelle, bonbon, candele, liquori, zucchero, miele, marmellate...
Si tratta di una varietà rara - fiore doppio, con 40 petali di una tonalità particolare di viola - la cui storia risale al XIX secolo, quando alcuni contadini inizarono a coltivarla, poi ad esportarla e infine ad impiegarla per i profumi e per la creazione di zucchero cristallizzato da usare nella preparazione dei dolci.
Dal 1984 è diventato un marchio registrato col nome di "Violetta di Tolosa".

Ci sono poi i colori che mi piacciono più di tutti gli altri perché non sono riproducibili ad arte dall'uomo ma dipendono dal momento e dalla fortuna.
Sono quelli all'interno delle chiese, quelli che il sole disegna sui muri gotici di Saint Etienne poco prima di mezzogiorno, passando attraverso le storie delle sue vetrate, attraverso le madonne, i santi, i martiri.
Sono il rosso dei mantelli, il blu dei cieli stellati, il rosa degli incarnati, il verde dei panneggi, che sul marmo diventano oro, violetto, azzurro, indaco, che illuminano l'essenza dell'aria e ne rendono visibili i milioni di particelle danzanti al suono di un organo del XVII secolo.

(Piazza Cardinal Jules Gerauo Saliege)

(Cattedrale di Saint Etienne)

(Cattedrale di Saint Etienne, interno, particolare)

 (Rue des Filatiers)

 (Rue des Filatiers)

 (Rue des Filatiers)

 (Centro per l'arte e la musica occitane)

(Chiesa di Notre Dame la Dalbade)

(Hotel Pierre)

(Strade)

(Rue du Languedoc)

(Rue du Languedoc)

(Strade)

(Hotel des Beaux Artes)

(Quai Lucien Lombard)

(Quai Lucien Lombard, Pont Neuf)

(Quai Lucien Lombard, tramonto)

(Pont Neuf, particolare)

(Quai Lucien Lombard)

(Acqua)

(Cielo)

(Terra)

(Pont Saint Pierre)

(Garonna)

(Prairie des Filtres)

(Quai Lucien Lombard)

(Rue des Blachers)

(Convento dei Giacobini, interno)

(Convento dei Giacobini, interno)

(Convento dei Giacobini, interno)

(Convento dei Giacobini, tomba di San Tommaso d'Aquino)

(Convento dei Giacobini, interno, particolare)

(Convento dei Giacobini, chiostro)

(Strade, luci e ombre)

(Museo degli Agostiniani, chiostro, un posto al sole)

(Museo degli Agostiniani, chiostro)

(Museo degli Agostiniani, luce e ombra)

(Luce e ombra)

Posso affermare con fierezza mista ad orgoglio che, in quattro giorni, ho mantenuto una dieta ferrea a base di baguette (farcite ma anche vuote) e pain au chocolate, boicottato il fois gras, spiccicato 4 parole in francese alla Totò e Peppino, sorriso cordialmente a sconosciuti e partecipato con pathos crescente alla dipartita di Johnny Hallyday, che per i francesi è una vera istituzione, quasi più di Monsieur le President.

Vive la Republique!
Vive la France!

(Museo degli Agostiniani, interno, particolare)

(Museo degli Agostiniani, interno)

(Museo degli Agostiniani, interno, particolare)

(Museo degli Agostiniani, interno, particolare)

(Museo degli Agostiniani, interno, particolare)

(Museo degli Agostiniani, Le Massage di Edouard Debat-Ponsan, 1883, particolare)




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