Vilnius

1 Marzo 2018 - 4 Marzo 2018

(Università di Vilnius, Facoltà di Filologia)

Il riscaldamento globale ci ha confezionato un inverno più caldo del solito, i giorni della merla si sono fatti un giro al Polo che qui pareva primavera, i paesaggi imbiancati si sono materializzati solo sul desktop del mio computer.
E siccome il riscaldamento globale pareva poco, ci si è aggiunta la scena politica italiana: caotica e delirante più del solito, immobile da anni, sempre uguale a se stessa nei suoi fittizi cambiamenti, ha mischiato le carte e ci ha servito un poker d'assi. E così l'annuncio della scelta del giorno delle elezioni, una domenica secca che ci toglie pure il lunedì mattina.
E noi, che ci muoviamo sempre con largo anticipo, che prenotiamo voli da qui a un anno, indovinate dove ci ritroviamo piazzati i risultati del riscaldamento globale da un lato e le elezioni dall'altro?

Sì, siete proprio perspicaci.
Andata, 1° Marzo: prima nevicata della stagione, roba che a Milano erano in allerta con la protezione civile, la polizia locale, i mezzi spargisale, i mezzi spargineve, mancavano gatti delle nevi, elicotteri e mezzi corazzati.
Ritorno, 4 Marzo: elezioni nazionali e, visto che pareva poco, pure quelle regionali in Lombardia.
Ma abbiamo programmato tutto: pensiamo quasi di passare la notte in aeroporto. Poi ci pare eccessivo e così ci mettiamo in moto solo cinque ore prima. A Orio al Serio sembra di essere sul set de "L'alba dei morti viventi" (la versione originale di Romero, badate bene): voli in ritardo epico, molti cancellati, gente che si aggira sfatta, mezza svestita, alcuni evidentemente sotto l'effetto di qualche stimolante o di alcool, altri sotto quello di una sana dose di Lexotan.
Ci inseriamo senza alcun problema nel contesto. E ci va pure di culo stavolta: il nostro aereo parte con solo un'ora di ritardo.
La vera maratona sarà il ritorno: atterraggio alle 19:15, corsa a casa per le votazioni e un salto a tutta velocità anche nello Stato di Fianco, che insomma anche il Piemontese deve votare. Speriamo che stavolta riescano a rovesciare le sorti della monarchia sabauda.
In totale, di tutti i fine settimana in cui potevamo utilizzare i voucher offerti da Ryanair abbiamo optato per quella che strategicamente si è rivelata una scelta infelice.

Arriviamo che è già notte; la doppia standard prenotata con una super tariffa su internet si trasforma in una doppia deluxe grazie ad un upgrade gentilmente offerto dall'hotel: una metratura che supera di gran lunga quella del bilocale di Desio, doccia spaziosa che ci si può ballare il tip tap comodamente in due, set di cortesia e varie amenità, kit per cucire, accappatoi, ciabattine che nemmeno alla spa. Sì, effettivamente a volerla dire proprio tutta il caldo è abbastanza soffocante in camera, sembra di stare nel deserto del Gobi in Agosto, a mezzogiorno. Ma cosa vuoi che sia? Meglio caldo che freddo.
Insomma la Lituania ci accoglie con tutti i crismi, ci stende il tappeto rosso e io penso che nulla mai potrà farmi ricredere su questa prima meravigliosa impressione.

(Parco comunale)

(Trys kryziai, Le tre croci)

(Campanile della cattedrale di Vilnius)

(Monumento al Granduca Gediminas)

(Ausros Vartu)

(Vilniaus staciatikiu Sventosios Dvasios vienuolynas)

(Vicoli)

(Vicoli)

(Teatro Nazionale Lituano del Dramma)

(Libreria universitaria)

(Alice e il cappellaio matto)

(Parlamento lituano)

(Ligonines g.)

(Ligonines g.)

Poi arriva il momento. 
Parlo del momento che si colloca tra il risveglio in una stanza calda, la colazione abbondante, il dentifricio ai frutti di bosco comprato solo per far felice il Piemontese e l'apertura della porta dell'hotel che dà sulla strada. 
Il momento in cui realizzi esattamente il motivo per cui nella camera c'erano +45°, per cui a colazione ti servono aringhe affumicate, salsicce, uova, bacon, stinchi di maiale come se i maiali ne avessero 8 di gambe... 
L'intento è creare uno strato di grasso che possa preservarti dai meno diciassette che ti accoglieranno come un pugno in faccia non appena varcherai la soglia dell'albergo, una sorta di difesa che ti permetterà di sopravvivere abbastanza comodamente per la prima mezzora.
Sì, perché finché uno se li racconta a voce, quei meno diciassette non vogliono dire proprio nulla.
Poi nella tua mente inizi a vederli scritti in numeri, traslati nel linguaggio della matematica: -17. 
E alla fine esci là fuori. E la consapevolezza dei -17 (quelli scritti in numeri) arriva.
Ma non arriva subito.
Ci impiega un pò.
All'inizio vivi nell'aura magica del caldo soffocante della camera, delle calorie della colazione e quello che percepisci è solo il freddo sulle parti scoperte. 
E allora, da baldanzosa quale eri, inizi a correre ai ripari: prima i guanti.  
Poi decidi che è il caso di coprirti meglio il collo affinché nessun interstizio rimanga alla mercé dell'aria gelida e ti avvolgi la sciarpa così stretta che per poco non ti soffochi. 
A ruota arriva il momento del cappello di lana, quello pesante che fino all'ultimo non sapevi se portare e che per una forma di preveggenza, o perché di sfighe sai che non ne arrivano mai abbastanza, hai deciso di ficcare nell'angolo del trolley che non riesci mai a riempire, l'angolo del "non si sa mai". È il cappello per i casi estremi, per le emergenze, per le tormente di neve che non capitano neppure in Siberia, quello che a casa sta in fondo alla cesta e ci scherzi pure su: "nemmeno Messner nella traversata dell'Antartide si era portato un cappello così, ah ah aha ahahhhaahhhhh". 
Poi ad un certo punto decidi che il cappello che "nemmeno Messner nella traversata dell'Antartide si era portato" è abbastanza, perchè il vento gelido si insinua tra i microscopici nodi della maglia e ti si infila nelle orecchie rischiando di perforarti il timpano. E allora alzi il cappuccio impermeabile col rivestimento di pelo del tuo giaccone e così va un po' meglio.
Non è che proprio sei una sprovveduta, ti sei anche preparata a dovere: hai la calzamaglia super-pesante con il doppio strato di calze in cashmere, la maglia della salute in pile col più alto indice di calore che hai trovato in commercio e sopra cui hai indossato anche il pile più pesante che hai.
Completano il quadro le scarpe isolanti in Goretex, impermeabili a qualsiasi intemperia, anche all'acido muriatico.

E così agghindata te ne vai per la città come una pisquana qualunque venuta giù con la piena. Che gli autoctoni ti guardano come una bizzarra anomalia del creato, una disfasia nel normale rapporto spazio-tempo. Perché invece loro sono attrezzati: indossano la tenuta da sci e via. Tutti, tranne ovviamente le nonne, che vanno di cappotto, foulard di seta in testa e polacchine nere ai piedi.
Loro il freddo lo bruciano, con gli occhi di ghiaccio e con quello sguardo che non riesci mai a capire cosa pensano. 

Siamo capitati in un fine settimana particolare: una fiera di 3 giorni in cui gli artigiani lituani espongono i loro prodotti e che richiama turisti anche da oltreconfine. Così almeno ci spiega l'affibile propietario di un piccolo caffè dove ci infiliamo per una bevanda calda. Inglese, si è trasferito qui per amore e ha deciso di aprire lo Story Teller che, così come recita una lavagna posta proprio fuori, offre qualcosa di caldo, riparo dal freddo e qualche storia interessante per chi ha tempo e voglia di ascoltare. 

(Mercato)

(Mercato)

(Cielo grigio su... Cielo grigio su...)

(Aspettando la processione)

(Il lupo cattivo)

La fiera è davvero enorme: chilometri e chilometri di bancarelle che si estendono per tutte le vie del centro. Quale migliore occasione per incrementare i mezzi a nostra disposizione?
Perché ad un certo punto anche i guanti in cashmere monostrato comperati in Mongolia iniziano a risultare inadeguati. Così mi do allo shopping sfrenato e ne compero due paia: il primo da una vecchietta che parla solo russo e con cui riusciamo a farci un sacco di risate perché fatichiamo a capirci. Ma è preparatissima: ad un certo punto sfodera da sotto il banchetto una foto di pecore dal pelo arruffato e capisco che è da lì che vengono i guanti. Ci tiene a dirmelo. 
Il secondo paio lo compero da un'altra vecchietta che li fa a mano: doppio strato di lana, interno ed esterno, praticamente è come indossare due paia di guanti contemporaneamente. 
Si vede che qui la sanno lunga... 

E così, ristabilito un decente equilibrio termico, visitiamo chiese su chiese. Se dovessimo dire cosa ci ha colpito è proprio la presenza costante e massiccia di chiese. Quella che a noi è piaciuta di più è la chiesa di Sant'Anna e una chiesa ortodossa con un'iconostasi da paura.

(Cattedrale di Vilnius)

(Sv. Kazimiero baznycia)

(Sv. Kotrynos baznycia)

(Chiesa di Ognissanti)

(Chiesa di S. Giovanni Evangelista e San Giovanni Battista)

(Chiesa di Sant'Anna)

Ci muoviamo lentamente, camminiamo con i piedi di piombo perché qui le strade, a parte le due principali e quelle ad alto scorrimento, sono completamente ghiacciate e ricoperte di neve. Il sale non sanno cos'è. Si vede che non si usa. 
Ogni minuto sfioriamo scivoloni epici e pericolosissimi. 
Siamo cauti, sembriamo due vecchi che camminano a passettini.
"Prima della fine del weekend finisco col sedere per terra", dico al Piemontese ridendo. 
E nel giro di mezzo secondo, PATAPAM, mi ritrovo con la faccia spalmata sul marciapiede. Un tonfo che nemmeno nelle comiche, all'inizio il freddo anestetizza, poi un dolore lancinante ai denti, alla fronte, al naso. 
Adesso non rido più. 
Mi ci vuole qualche minuto per realizzare che anche il Piemontese, nel tentativo di sostenermi, è finito per terra. 
Lui di braccia, però. 
Qualcuno si ferma per chiederci se è tutto ok. Ma siamo già in piedi. 
Fortunatamente non abbiamo nulla di rotto, solo un gran dolore.

Niente ci ferma: io, con un gran naso rosso e gonfio, e il sabaudo, ingessato come Fantozzi dopo la caduta con gli sci, sfoderiamo il nostro charme italiano, interpreti dello stile e dell'eleganza del Made in Decathlon nel mondo.

(Paupio g., Repubblica di Uzupis, Costituzione)

(Bastione delle mura di Vilnius)

(Bastione delle mura di Vilnius)

(Literatu g., vicolo dei Letterati)

(Neris, lungofiume)

(Neris, lungofiume)

(Gedimino pr., edificio del Teatro di Vilniu oggi centro commerciale, particolare)

(Neris, lungofiume)

(Neris, lungofiume)


🌟🐀