Torino
15 Ottobre 2016
"Torino è il modo più economico per visitare Parigi".
Roberto - uno dei più cari amici di Ale - docet.
La città l'abbiamo riscoperta attraverso una di quelle tessere che danno accesso libero a musei e ville dietro il pagamento di una (modesta) quota annuale.
Torino ha un'anima regale e quel misto di orgoglio e ritrosia che distinguono le città sabaude.
Lo dico con il labbro un po' tirato e a denti stretti, come quando bisogna mandar giù un boccone amaro: mi tedia a morte doverlo ammettere con Ale, che va fiero della sua piemontesità e che nelle nostre schermaglie non perde occasione per sottolineare la sua distanza da noi lombardi, ma Torino è elegante e riservata, intellettuale e acculturata, funzionante ma non frenetica, lenta ed essenziale, quel tanto che basta al barista per accoglierti con un sorriso misurato, chiederti cosa desideri, servirti un caffè con il minimo sindacale delle parole a disposizione il sabato mattina, senza mai sembrare sgarbato o frettoloso.
(Galleria San Federico)
(Galleria San Federico)
(Via Po)
Ciondoliamo, ci attardiamo.
Forse ci perdiamo davanti a qualche bancarella o alla vetrina di una libreria.
Qui si respira una dimensione letteraria più profonda rispetto ad altre città. Se dovessi cercare una somiglianza, direi che la trovo molto vicina alla situazione delle città francesi, dove ci è capitato di imbatterci in realtà piccole, ma vivaci, che fanno fronte comune contro la comodità degli acquisti on-line e gli imbattibili sconti praticati dalle tristi e limitate proposte della sezione "libri" dei grandi magazzini.
La sensazione è di una città che non ha ancora perso la bussola, che riesce ad orientarsi egregiamente nel deserto intellettuale dei mille centri commerciali, che sa scegliere una direzione precisa e determinare un cammino.
Non sempre il silenzio è sinonimo di passività e accettazione. E in questo Torino mi sembra tracciare un sentiero preciso, battersi per la sopravvivenza di una dimensione umana del mercato librario, senza grandi clamori, senza urla nè strepitii, semplicemente con la pratica quotidiana di una forma di resistenza all'omologazione.
Una bella sorpresa, a tutti gli effetti.
Questa è la volta di una visita al Museo del Cinema e a Palazzo Madama.
(Mole Antonelliana, sede del Museo del Cinema)
(Museo del Cinema, interno, particolare)
(Museo del Cinema, interno)
Non può mancare il tributo alla saga di Guerre Stellari, che per Ale, come per molti ingegneri nerd, è una specie di Vangelo.
(Museo del Cinema, interno, vetrina dedicata a Star Wars)
Palazzo Madama è uno spazio con un sorprendente rapporto sintonico tra interno ed esterno. Un'opera d'arte che mostra ambienti e cimeli sorprendenti e al contempo offre una visione della città da svariati punti di vista. Le sue finestre sono occhi che offrono scorci insperati al visitatore e che affascinano tanto quanto l'anima del palazzo.
(Piazza Castello vista da Palazzo Madama)
(Mole Antonelliana vista da Palazzo Madama)
(Piazza Castello vista da Palazzo Madama)
(Real Chiesa di San Lorenzo, cupola, particolare)
(Mole Antonelliana vista da Palazzo Madama)
(Palazzo Madama, interno, particolare)
(Palazzo Madama, interno, particolare)
(Palazzo Madama, interno, particolare)
(Palazzo Madama, interno)
(Piazza Castello)
(Via Roma)
(Palazzo Reale visto da Via Roma)
(Piazza Castello, Palazzo Reale e Palazzo Madama)
Sul treno siamo silenziosi, come sempre alla fine di un viaggio, anche se breve.
Ci serve tempo per digerire ciò che abbiamo visto e farlo nostro sotto forma di esperienza. Ci prepariamo, insomma, a quella che sarà opera conservativa per uno dei numerosi pezzi del nostro personale museo dei ricordi.
E quando credevamo di aver spremuto al massimo la giornata, di averne tratto tutto ciò che era possibile, eccole lì. Proprio sulla via del ritorno a Romentino.
Le ritroviamo puntuali, come ogni anno.
Le cicogne: macchie bianche e grigie di speranza, che vincono il cielo bigio con la promessa di vita, con una casa nuova in un vecchio posto.
(Romentino, cicogne)
(Romentino, cicogne)
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