Danzica - Parte II, ovvero il nodo al fazzoletto

20 Aprile 2019 - 25 Aprile 2019

(Danzica - Most Miłości)

Dicevamo, nel nostro post precedente, che molte volte nel nostro girovagare abbiamo cercato la bellezza. E molte di quelle volte abbiamo capito come la bellezza ci parla dell’esistenza del bene e del male. E qui a Danzica esiste un luogo, tra gli altri, che parla del bene e del male.
È il Museo sulla Seconda Guerra Mondiale, da queste parti chiamato Muzeum II Wojny Światowej.
Inaugurato nel 2012, nuovo di pacca quindi, è un capolavoro di chiarezza, didattica e modernità che racconta la storia del secondo conflitto mondiale vista da qui, cioè dal popolo polacco e cioè da chi, gli “alleati” o i “liberatori” li ha poi avuti ospiti sgraditi in casa per quasi mezzo secolo.

(Danzica - Muzeum II Wojny Światowej)

(Danzica - Muzeum II Wojny Światowej)

(Danzica - Muzeum II Wojny Światowej, riflessioni)

(Danzica - Muzeum II Wojny Światowej)

(Danzica - Muzeum II Wojny Światowej)

Il museo è così vasto che in mezza giornata bisogna correre per visitare tutte le sale (che sono 18!). Ma non vogliamo correre, perché sentiamo il dovere di meditare su quello che vediamo, perciò decidiamo tornare il mattino successivo, prestissimo e a quell’ora il museo è tutto per noi.  Le testimonianze e i documenti sono toccanti. Provo un turbamento profondo quando passo vicino al vagone ferroviario usato per le deportazioni e nel silenzio totale sento l‘odore del legno con cui è costruito. E penso che potrebbe essere quello stesso odore respirato da chi più di settant'anni fa su quel vagone ci è salito veramente. L’odore del legno.

(Danzica - Muzeum II Wojny Światowej)

(Danzica - Muzeum II Wojny Światowej)

(Danzica - Muzeum II Wojny Światowej)

(Danzica - Muzeum II Wojny Światowej)

(Danzica - Muzeum II Wojny Światowej)

(Danzica - Muzeum II Wojny Światowej)

Sempre a proposito di Seconda Guerra Mondiale, a Danzica c'è un altro luogo della memoria che merita di essere visitato: l’ufficio postale numero 1. Qui sono ricordati gli uomini che, mentre a Westerplatte scaturiva l’inizio della guerra, cercarono di tener testa ai soldati tedeschi delle SS, impegnati nell’invasione dell'europa, partendo dalla Polonia, partendo da Danzica, da questo ufficio. Davide contro Golia, Solo che qui, Golia ebbe la meglio e Davide fu annientato.

(Danzica - Muzeum Poczty Polskiej)

(Danzica - Muzeum Poczty Polskiej)

(Danzica - Muzeum Poczty Polskiej)

(Pomnik Obrońców Poczty Polskiej - In onore ai difensori della Posta)

Il bello è che è un normalissimo ufficio postale. Anche oggi, come allora, frequentato da gente normale, che si metteva in coda per una lettera, un pacco o per trasferire denaro. Siamo entrati ed è ancora quella roba lì, solo con una valenza storica che evoca emozioni che è difficile governare in posti come questo.

Come quando svoltiamo l'angolo della palazzina ed accediamo al cortile retrostante. Il lato est è delimitato di un muro di mattoni rossi sul quale spicca una fila di tasselli bianchi con le impronte delle dita di tante mani. Sul subito pensiamo al solito artista contemporaneo ed alla sua installazione incomprensibile

Poi, in fondo al cortile, vediamo quella foto e sentiamo sprofondare l’anima e pensiamo: “Proprio qui. In questo luogo. Potevano essere i nostri genitori. Potevamo essere noi. Ma perché?”.

(Danzica - Muzeum Poczty Polskiej)

(Danzica - Muzeum Poczty Polskiej)

(Danzica - Muzeum Poczty Polskiej)

(Danzica - Muzeum Poczty Polskiej)

Un vero colpo al cuore, si capisce di essere in un luogo che conserva limpido e chiaro il ricordo di una tragedia immane che qui, a Danzica e in Polonia è esplosa colpendo come un’epidemia, come il vento che si abbatte sui campi di grano e piega i fusti e li lascia lì, piegati, quasi a ricordare a tutti chi è il più forte. Già, il più forte…

C’è una forza che esplode e colpisce duro e vince. Subito. Poi c’è quell’altra forza, quella che mantiene viva la speranza e che nonostante tutto sembri essere perduto, fa andare avanti. È la forza che tiene accesa la speranza e che fa rialzare anche dopo una caduta inesorabile e dolorosa. A volte la chiamiamo tenacia, a volte la chiamiamo resilienza. Il popolo che si rialza e contro ogni logica speranza, riprende a vivere. Quella roba lì, insomma.

E nella storia della Polonia due sono i momenti in cui il popolo fu messo a dura prova  e dovette trovare la forza di guardare oltre e ritrovare un futuro. Qui a Danzica sono due i luoghi chiave che celebrano questo. Uno è il gia’ citato Museo sulla Seconda Guerra Mondiale, e l’altro sono gli storici Cantieri Navali Lenin, ora Stocznia Gdańska.

(Danzica - Plac Solidarności)

(Danzica - Ingresso ai cantieri navali Stocznia Gdańska)

(Danzica - Ingresso ai cantieri navali Stocznia Gdańska - Sacro E profano)

(Danzica - Plac Solidarności - In ricordo degli operai vittime delle repressioni del 1970)

(Danzica - Plac Solidarności - In ricordo della visita di Giovanni Paolo II nel 1987)

(Danzica - Plac Solidarności - In ricordo della visita di Giovanni Paolo II nel 1987)

I Cantieri Navali Lenin sono secondo me il vero cuore della città. Sono stati rinominati Stocznia Gdańska dopo il crollo dell’URSS e sono un luogo che racconta l'identità del popolo polacco e di come una nazione possa essere antica e giovane allo stesso tempo. Qui, infatti, si trova il Centro Europeo Solidarność. Una vera e propria sorpresa che può da solo valere il viaggio fin quassù.

(Danzica - Europejskie Centrum Solidarności)

(Danzica - Europejskie Centrum Solidarności)

Si tratta a prima vista di un museo su Solidarnosc, ma anche è un centro di documentazione, uno spazio di incontri che racconta tante cose: la storia del movimento sindacale nato proprio in questi cantieri navali, parla della solidarietà come valore imprescindibile e spiega la storia della liberazione della Polonia dal dominio politico, economico e culturale dell'unione sovietica come nemmeno Frederick Forsyth avrebbe potuto fare.

Qui dentro tutto è moderno ed interattivo ed è un peccato avere solamente mezza giornata di tempo a disposizione per una visita.

(Danzica - Europejskie Centrum Solidarności)

(Danzica - Europejskie Centrum Solidarności)

(Danzica - Europejskie Centrum Solidarności)

(Danzica - Europejskie Centrum Solidarności)

(Stocznia Gdańska - 31 Agosto 1980 - L'inizo di una nuova era)

(Danzica - Il lavoro presso Stocznia Gdańska)

(Danzica - Il lavoro presso Stocznia Gdańska)

(Il bacio tra Leonid Brezhnev ed Edward Gierek)

(Danzica - Europejskie Centrum Solidarności - Da sinistra: Alina Pienkowska, Anna Walentynowicz, Lech Wałęsa, Krzysztof Wyszkowski, Kazimierz Świtoń, Andrzej Kołodziej)

Un brivido ci coglie quando ci trovamo di fronte ai pannelli di legno originali sui quali furono scritte le 21 richieste dei lavoratori dei cantieri della città durante gli scioperi dell'Agosto 1980. Hanno un enorme valore simbolico e storico, tant'è che sono registrati nel programma "Memoria del Mondo" dell'UNESCO. Apprendere che questo programma è "volto a censire e salvaguardare il patrimonio documentario dell'umanità dai rischi connessi all'amnesia collettiva, alla negligenza, alle ingiurie del tempo e delle condizioni climatiche, dalla distruzione intenzionale e deliberata" mi fa sentire piccolo piccolo.

(Le 21 richieste del Międzyzakładowy Komitet Strajkowy o MKS, il Comitato per gli scioperi guidato da Lech Wałęsa)

Altra piccola sorpresa: trovarsi di fronte alla foto del creatore di un'icona di fine millennio, vale a dire colui che ha cosegnato alla storia di una nazione la forma della parola "Solidarnosc". Il suo nome: Jerzy Janiszewski.

(Danzica - Europejskie Centrum Solidarności - Jerzy Janiszewski)

(Danzica - Europejskie Centrum Solidarności)

(Danzica - Europejskie Centrum Solidarności)

(Danzica - Europejskie Centrum Solidarności)

(Danzica - Europejskie Centrum Solidarności - L'articolo 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo del 10 dicembre 1948)

(Danzica - Europejskie Centrum Solidarności)

Usciamo quasi senza parole ma soddisfatti, solo con un po’ di rammarico per non aver avuto più tempo per la visita. Il centro Solidarnosc è roba da una giornata intera, comoda comoda.

(Danzica - Frammenti del Muro di Berlino nei pressi dell'Europejskie Centrum Solidarności)

(Danzica - Frammenti del Muro di Berlino nei pressi dell'Europejskie Centrum Solidarności)

(Danzica - Frammenti del Muro di Berlino nei pressi dell'Europejskie Centrum Solidarności)

Infine, la periferia di Danzica. Non siamo riusciti ad arrivare fino all’elegante e marittima Sopot, ma abbiamo visitato Oliwa e Zaspa.

(Danzica - Aspettiamo il treno per Oliwa)

Oliwa e Zaspa hanno due anime profondamente differenti, almeno così si rivelano durante una fugace visita come quella che abbiamo fatto.
Oliwa si presenta placida, permeata da una bellezza debolmente influenzata del mare che si trova a pochi chilometri da qui. Si mostra a noi timidamente elegante.

(Danzica - Oliwa - Park Oliwski)

(Danzica - Oliwa - Park Oliwski)

(Danzica - Oliwa - Park Oliwski - Dipartimento di Arte Moderna del Museo Nazionale di Danzica)

Nel Parco di trova la Cattedrale di Oliwa, la Katedra Oliwska come la chiamano da queste parti, che è la più lunga chiesa Cistercense al mondo.

(Danzica - Oliwa - Park Oliwski - Katedra Oliwska)

(Danzica - Oliwa - Park Oliwski - Katedra Oliwska)

(Danzica - Oliwa - Park Oliwski - Katedra Oliwska)

(Danzica - Oliwa - Park Oliwski - Katedra Oliwska)

Poi invece Zaspa, che e’ come dire fantasia e follia al potere. Zaspa e’ un quartiere popolare che fu sottoposto a una notevole opera di riqualificazione da parte dell'amministrazione cittadina alla fine degli anno novanta. 
Scendendo dal treno alla stazione di Gdańsk Zaspa, il colpo d’occhio non e’ proprio incoraggiante.

(Danzica - Zaspa - Primo Contatto)

(Danzica - Zaspa - Primo Contatto)

(Danzica - Zaspa - Primo Contatto)

Da notare che fino agli anni settanta, al posto di Zaspa c’era l'aeroporto di Gdańsk-Wrzeszcz, il vecchio aeroporto di Danzica sostituito poi dall'attuale Lech Wałęsa Airport, e ancora oggi è possibile attraversare a piedi quel che resta della pista, quando si passa dalla parte est alla parte ovest del quartiere.

(Pista del vecchio aeroporto di Gdańsk-Wrzeszcz)

Quest’opera di rinnovamento richiamò molti street artists che donarono la propria arte dipingendo murales giganteschi sulle pareti di palazzi alti decine di piani, tipici dello stile sovietico imperante all’epoca della loro costruzione.
Tant’è che ora Zaspa è un vero e proprio museo a cielo aperto, con tanto di sito ufficiale (Murale Gdańsk Zaspa) su cui poter consultare la mappa. Il quartiere, così come i palazzi sui quali i murales fanno bella mostra di sé, è diventato una delle attrazioni turistiche di Danzica.

("Senza titolo - Pilotów 6f" di Shai Dahan e "Senza titolo - Pilotów 8a" di Run)

("Bałtyk - Pilotów 10a" della Gdańska Szkoła Muralu)

("M-City - Pilotów 12a" di Mariusz Waras e "Senza titolo - Pilotów 10h" di Joanna Skiba)

("Senza titolo - Pilotów 14a" di Mazu Prozak e "Senza titolo - Pilotów 16a" di Same84)

("Senza titolo - Pilotów 16a" di Same84)

("Senza titolo - Pilotów 14a" di Mazu Prozak)

("Senza titolo - Nagórskiego 12f" di Alfalfa e Licuado)

("Wspomnienia z bursztynu / Memorias del Ambar - Pilotów 14F" di David Petroni)

("Senza titolo - Pilotów 16f" di Rafał Roskowiński e Jacek Zdybel)

("Senza titolo - Pilotów 16f" di Rafał Roskowiński e Jacek Zdybel)

("Senza titolo - Pilotów 18e" di Zosen Bandido)

Lech Wałęsa visse qui a Zaspa presso il complesso 17. Oggi vi si può ammirare il murale inaugurato per il venticinquesimo anniversario dell'assegnazione del Premio Nobel per la Pace del 1983.
   
("Lech Wałęsa - Pilotów 17f" di Piotr Szwabe)

(Danzica - Zaspa, murales)

("Senza titolo - Pilotów 5a" di Wojciech Woźniak)

("Senza titolo - Dywizjonu 303 3a" di Justyna Dziechciarska Posiecz-Polkowska)

("Senza titolo - Skarżyńskiego 12" di Kamil Kuzko)

("Senza titolo - Skarżyńskiego 12a" di Tomasz Bielak)

("I ♥ YOU - Dywizjonu 303 13a" di 2501)

("Senza titolo - Dywizjonu 303 17b" di Dem)

("I ♥ YOU - Dywizjonu 303 13a" di 2501)

("Senza titolo - Dywizjonu 303 9a" di Ryszard Inwazja Niedzielski)



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