Corasmia - Karakalpakstan

La pista di atterraggio di un aeroporto abbandonato dai sovietici, una colata di asfalto nel mezzo del nulla, una manciata di anime in pieno deserto. 
Non sappiamo perché ci siamo fermati. 
Potrebbe essere per uno scambio, una mazzetta, un affare losco, un tributo al capo di una banda locale. 

Invece, ciò che più verosimilmente potrebbe essere è la scena di un film: Kamal, Nuri e Viktor si accucciano (come fanno tutti gli uomini a Est degli Urali) per parlare con un ragazzino sbucato improvvisamente a bordo di una bicicletta. Confabulano a lungo. 
Vedo gli occhi color ghiaccio di Viktor il Russo farsi bonari, poi il sorriso di Nuri e le risa di Kamal. 
Non sapremo mai di cosa hanno parlato veramente. 

Quello che so è che alla fine andiamo a casa del ragazzino e ripartiamo con una bottiglietta di latte di cammella, l'unico latte al mondo che non ha necessità di essere pastorizzato perchè non contiene alcun tipo di batterio.


(Uomini a Est degli Urali, nel mezzo del nulla)

(Pista di atterraggio dismessa nel mezzo del nulla) 

(Dalla nostra inviata a Kabul)

Siamo partiti da Khiva la mattina presto, direzione Nukus, capitale del Karakalpakstan.
Già per riuscire a leggerlo correttamente mi ci sono volute un paio d'ore. 
Non parliamo poi della pronuncia.
Karakalpakstan è il nome della repubblica autonoma che si trova nel territorio dell'Uzbekistan. Risponde al governo centrale, usa la stessa moneta, ma ha una lingua che differisce un po' da quella uzbeka. Jhonny mi dice che riescono comunque a capirsi.
Loro, i karakalpaki, si sentono più vicini ai kazaki, con cui condividono gli evidenti tratti somatici asiatici.
Avevano anche richiesto, tempo dopo lo scioglimento dell'URSS, l'annessione al Kazakistan.
Risposta dell'Uzbekistan: "Ma certo, ci mancherebbe, andate pure. Se volete fate le valigie e trasferitevi in Kazakistan domani stesso. La cessione del territorio però ve la scordate..."
Alla fine sono rimasti in Uzbekistan.


 (Nei pressi della necropoli di Mizdakkhan)

(Necropoli di Mizdakkhan) 

(Necropoli di Mizdakkhan) 

(Necropoli di Mizdakkhan, mausoleo, interno)  

(Necropoli di Mizdakkhan, mausoleo, interno, cupola) 

(Dintorni della necropoli di Mizdakkhan)  

(Necropoli di Mizdakkhan, le pietre che reggono il mondo) 

Abbiamo attraversato la regione che anticamente era conosciuta come Corasmia, dove si praticava la religione zoroastriana; è una porzione di spazio costellata di fortezze che definiscono l'Anello d'Oro dell'antica Corasmia. 
Ne visitiamo due: la Ayaz-Qala, risalente al IV secolo prima di Cristo, e la Toprak Kala, del III-II secolo prima di Cristo.

(Fortezza di Ayaz-Qala)

 (Fortezza di Ayaz-Qala)

(Fortezza di Ayaz-Qala) 

(Panorama dalla fortezza di Ayaz-Qala) 

(Fortezza di Ayaz-Qala)

 (Toprak Kala)

(Toprak Kala) 


(Toprak Kala)

 (Toprak Kala)

(Toprak Kala) 

 (Toprak Kala)

Anche se sono mura di fango e paglia erose dal tempo, nonostante rimanga poco di quello che doveva essere l'antico splendore, non si fatica a cogliere la grandezza e la maestosità di entrambi i complessi.
Sono punti che tracciano un percorso definito sul territorio, mai troppo lontani.

Il paesaggio è desertico, ocra e blu sono i colori dominanti.
A me sembra tutto immobile da secoli, anche se Jhonny dice che "prima", ai tempi della Corasmia, doveva essere tutto diverso, più verde.


(Sulla strada per Nukus) 

 (Sulla strada per Nukus)

Ci vogliono 3 ore e mezza per arrivare a Nukus, ultimo avamposto prima del mare d'Aral. O di quello che ne rimane.

Se Nukus è il biglietto da visita di quello che ci aspetta, siamo messi bene. La guida la definisce una città "permeata da un senso generale di disperazione e sconforto". Ed effettivamente la prima impressione è quella.
Anche la seconda.


(Nukus)

Al Piemontese sembrano gli avanzi lasciati da quelli che hanno invaso questa terra e l'hanno sfruttata, ultimi i russi.
Un'infilata di casermoni stile sovietico si allunga sulle vie principali. La desolazione e la tristezza sono gli elementi dominanti.
Eppure, anche in tutto questo, c'è del fascino.

I motivi per cui i turisti (davvero pochi) vengono a Nukus sono due:
1. Il museo Savitsky, che espone una delle collezioni più vaste e importanti di arte contemporanea russa, in particolare quella di artisti proibiti dal regime sovietico.

(Museo Savitskij) 

 (Museo Savitsky, Uomo Affranto)

2. È una comoda base d'appoggio per la scoperta dell'Aral.
Comoda si fa per dire. 
Le strade sono sconnesse, di terra e sabbia, buche e fossi, come ovunque quando ci si allontana dai centri abitati principali: si balla senza alcuna pietà per 6 ore buone verso Nord, passando per l'Ustiurt Plateau e sul fondo di quello che fino al XIII secolo era un lago vastissimo collegato sotterraneamente al Mar Caspio, ma che si è progressivamente ritirato lasciando, in questa parte, il lago Sudochie.

(Verso il Mare d'Aral) 

(Ustyurt Plateau) 

(Ustyurt Plateau) 

(Ustyurt Plateau) 

 (Verso il Mare d'Aral)

(Ustyurt Plateau) 

(Ustyurt Plateau) 

(Ustyurt Plateau, sopravvivenza) 

 (Ustyurt Plateau, adattamenti)

(Verso il Mare d'Aral)

 (Lago Sudochie)

(Lago Sudochie)

Nuri tiene una media di 70 all'ora, che su questi sterrati a me pare un azzardo. Ma dopo averli visti guidare in ciabatte nelle steppe russe, non mi stupisco più di niente.


(Chiudo un attimo gli occhi)

Per me, che da stamattina ho forti crampi allo stomaco e qualche problema intestinale, non è il massimo.
Nonostante il buscopan (prima) e l'imodium (dopo), faccio molta fatica.
Kamal dice che dovrei bere della vodka: nella sua esperienza è un rimedio infallibile quando non si conosce la ragione del malessere.
Mi sa che gli do retta.
Al massimo entro in coma etilico.
Ma sono serena, ho notato che sul cruscotto è incastrato un vecchio telefono satellitare, per ogni emergenza.
Dove andiamo i cellulari non hanno campo.

Non riesco a staccare gli occhi dal finestrino, mi chiedo perché un paesaggio così aspro, ostile, polveroso, inospitale, dove la vita cresce strappando coi denti un millimetro alla volta, sia in grado di esercitare un fascino così potente.
Secondo il Piemontese la risposta non sta fuori dal finestrino ma dentro la persona che sta guardando.

Ci fermiamo a pranzo dall'unico guardiano che sorveglia il lago Sudochie e l'unico abitante nel raggio di 100 chilometri: se state pensando ad un guardiaparco del Gran Paradiso, con divisa e cannocchiale di osservazione, siete fuori strada.
Ci accoglie un uomo sulla sessantina, che fino a 30 secondi prima riposava all'aperto, assieme alla sua famiglia, su letti di ferro sgangherato posti sotto delle retine che fungono da zanzariere.
Sembra il set di un film di Sergio Leone, e non sto esagerando.


(Casa del guardiaparco, Lago Sudochie)

Tuta, ciabatte e il grande cuore uzbeko.
Ci fa usare la sua cucina all'aperto, dove stoviglie e posate sono disposte su di una rete penzolante di metallo, che nemmeno il Tetano in persona vorrebbe stare lì.
È quello che ha e ce lo offre con la generosità di chi sa cosa vuol dire essere lontano da tutto.

 (Casa del guardiaparco, Lago Sudochie, cucina e sala da pranzo)

(Casa del guardiaparco, Lago Sudochie - Nuri, Kamal, il guardiaparco, Viktor)

Fronte lago la latrina, la migliore e la più panoramica (non c'è la porta) tra quelle che mi è capitato di usare finora.

 (Casa del guardiaparco, Lago Sudochie, toilette fronte lago)

(Casa del guardiaparco, Lago Sudochie, toilette)

A pranzo non mangio, non sto ancora bene. 
Facciamo amicizia con Monica e Julia, due ragazze spagnole che si sono unite con la loro macchina alla nostra, tanto andiamo tutti verso Moynaq. 

Per il momento "trashata del giorno", Kamal ci fa ascoltate la musica sul suo cellulare e scopriamo che da queste parti Felicità di Al Bano e Romina è una hit anche nel 2017, la mettono sempre ai matrimoni. Glielo vorrei dire che poi i due si sono separati e che non mi pare proprio di buon auspicio per gli sposi, ma non voglio rompere l'incanto e taccio. Passiamo poi a Pavarotti, Pupo, Riccardo Fogli (seriamente???? Riccardo Fogli????? sì sì, proprio lui), Tiziano Ferro, per finire planando su "Marina Marina Marina ti voglio al più presto sposar".
Le spagnole si sbellicano dalle risate ma hanno poco da ridere perchè poi attacca con gli Iglesias, padre e figlio...

Ringraziamo dell'ospitalità con un rakhmat e la mano sul cuore, uno dei più bei modi di dire grazie che io conosca.
Proseguiamo il tragitto su una striscia di terra che taglia il deserto. L'orizzonte è piatto. 
E finalmente eccolo lì: il Mare d'Aral. 
Azzurro di acqua, bianco di sale.  
 
 (Mare d'Aral)

 (Mare d'Aral) 

(Mare d'Aral) 

 (Mare d'Aral)

  (Mare d'Aral)

 (Mare d'Aral)

(Mare d'Aral)




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