"Sì, ma quanti siete?" ovvero Apriteci! Siam tornati!

Credevate fosse finita, eh?

(Chi siete?)

Invece eccoci di nuovo qui: riattraversiamo la frontiera a Nord del Turkmenistan, a Dashoguz. 
In senso inverso. 
Tocca prima ai turkmeni poi agli uzbeki.

Stavolta non ci facciamo fregare, abbiamo studiato tutti gli ingressi, siamo pronti.

1. Cancello turkmeno: Passport, please. 
Oh, Italia? Italiano? Ahhhhaahhh, Ielena? 
Ok, bon, andate.

2. Check bagagli: Passport, please. 
Oh, Italia? Italiano? Ahhhhaahhh, Ielena? 
Ok, open the bag. 
Quale? 
Tutte. 
I tre solerti ufficiali (quelli col cappello del sergente Hartman in Full Metal Jacket) vogliono verificare il contenuto di tutti gli scompartimenti e di tutti i sacchetti presenti nei bagagli: ma io, dopo l'esperienza della frontiera uzbeko-turkmena, sono preparatissima e anche un po' incattivita. 
Inizio ad aprire ogni più piccola taschina con una lentezza esasperante, spiego per filo e per segno la trama dei libri che stanno sfogliando, la composizione chimica dei due trucchi che mi sono portata (e che non ho mai messo), il contenuto della pochette di bellezza di cui Aeroflot mi ha gentilmente omaggiata nel nostro inaspettato viaggio in business, mostro il rotolo di carta igienica che mi porto per ogni evenienza. 
Medicines? 
Yes! 
Non aspettavo altro: gli rovescio sul tavolo tutto il sacchetto di medicine e illustro effetti e posologia con dovizia di particolari, soffermandomi sugli antidiarroici. Iniziano a pensare che sia scema e a volersi sbarazzare di me al più presto. 
E poi, da vero genio del male, assesto il colpo finale: apro il sacchetto della biancheria sporca... Dopo due giorni nel deserto senza lavarsi nè cambiarsi, il messaggio arriva potente come un esercito invasore. 
Si arrendono. 
Ok, bon, andate!

3. Controllo passaporti: Passport, please. Oh, Italia? Italiano? Ahhhhaahhh, Ielena? 
Questo è più simpatico, vuole fare conversazione e sapere la traduzione di certi vocaboli in italiano. 
Rilevazione impronta pollice sinistro, rilevazione impronta pollice destro, foto, timbro. 
Ok, bon, andate.

4. 100 metri. Passport, please! Oh, Italia? Italiano? Ahhhhaahhh, Ielena?
Ok, bon, andate. Taxi, taxi.

Usciti dal Turkmenistan, dobbiamo attraversare la no man's land. Saliamo su di un pulmino con un paio di sciure locali che mi aiutano coi bagagli e con un terzetto di signori indiani accompagnati da un interprete turkmeno. 
Ci traghetta alla parte dei controlli uzbeki e prima di scendere chiede il pagamento del trasporto: un dollaro a persona è la cifra che universalmente è richiesta da queste parti per questo servizio. Lui rilancia con due.
Ma non è mai bene tirare la corda con una donna italiana estenuata e accaldata: non fa nemmeno in tempo a finire la frase che ribatto "sorry, no more money, these are the last 2 dollars left in my pocket" (che è vero). 
Ok, madame è la sua risposta laconica. 
Ha capito che non c'è trippa per gatti.

5. La prima cosa che ci chiedono gli uzbeki: Passport, please! Oh, Italia? Italiano? Ahhhhaahhh, Ielena?
Ok, bon, andate.

6. Passiamo un controllo sanitario: c'è uno con un camice bianco che ci guarda, un altro che dice: Passport, please! e scrive a mano, su di un quadernetto sbrindellato, i nostri dati. 
In questi uffici c'è anche la stanza per la quarantena e a giudicare dall'aspetto della stanza mi chiedo cosa ci possano isolare lì dentro. A occhio e croce nemmeno il raffreddore. 
Ok, bon, andate.

7. Controllo passaporti e visa: Passport, please! Oh, Italia? Italiano? Ahhhhaahhh, Ielena?
L'ufficiale controlla il computer a lungo tant'è che inizio a pensare che stia facendo una partita a "campo minato", ma alla fine, con un inaspettato colpo di coda, decreta: Welcome to Uzbekistan. 
Ok, bon, andate.

8. Stavolta è il turno del modulo per la dichiarazione della valuta. Inizia il teatrino: a te son rimasti dei manat? E i sum? No, allora facciamo che tu conti i sum, io i manat e gli euro... 
Forse è meglio se ognuno conta i suoi...

9. Controllo bagagli: prima la X-ray machine, dove il mio zaino rimane incastrato. Ovvio, erano a corto di soldi e l'hanno presa della misura della barbie, ma dopo qualche tentativo, ce la facciamo. 
Qui sono interessati solo ai medicinali, rovescio un'altra volta tutto il contenuto del mio sacchettino sulla scrivania e la poliziotta è rapita dalla composizione e dai principi attivi. 
Passport, please! Oh, Italia? Italiano? Ahhhhaahhh, Ielena?
Ok, bon, andate.

10. Usciamo. Ce l'abbiamo fatta. Quasi. 
Arriviamo all'ultimo cancello e all'ultimo soldato: Passport, please! Oh, Italia? Italiano? Ahhhhaahhh, Ielena?
Ok, bon, andate.

Stiamo diventando sempre più bravi. L'unica cosa più difficile dell'entrare in Turkmenistan (e dell'uscire) è aggiudicarsi un Nobel per la Fisica.
In 10 semplici mosse e in solo la metà del tempo di quanto abbiamo impiegato ad entrare in Turkmenistan, siamo ufficialmente back to Uzbekistan!


(Orme sulla sabbia)

(L'abbiamo trovata così, giuro)


🌟🐀