Merv e una storia

L'autore di questo post è il Piemontese.
Ogni tanto, cambiare fa bene.

Quando dicono che la Grande Via della Seta ha attraversato zone del mondo in cui si sono incontrate persone, culture e merci, non c'è esempio migliore delle rovine dell'antica Merv, uno degli snodi principali di quello straordinario cammino che univa Oriente e Occidente.


(Merv ellenistica, mura)

La sua nascita si perde nel tempo e sfiora a tratti il mito e la leggenda.
La letteratura descrive il sito di Merv come il risultato di una triplice evoluzione: una "Merv persiana" per indicare il nucleo più antico, costruito nel VI secolo aC dai persiani, a cui è seguita, nel III secolo aC, la "Merv ellenica", risultato dell'espansione della precedente - notare bene: espansione, non cancellazione o distruzione - per effetto delle genti arrivate fin qui dopo le imprese di Alessandro il Grande. In questo periodo si attesta un fiorire di conoscenza, arti, commerci... insomma, quello che per noi è stato il Rinascimento.
Ed è durato un sacco, fino al 651 dC, data cardine nella storia turkmena, quando cioè sono arrivati gli arabi. E' qui che nasce la "Merv araba".
Il cambio del comando, nel primo decennio, era sembrato indolore, poi i padroni avevano iniziato ad immedesimarsi nel loro ruolo e tutto aveva preso una piega diversa. Tant'è che ancor oggi, dopo un millennio e mezzo, parlare di arabi suscita nei turkmeni risentimenti ancestrali. Nulla comunque in confronto alla tristezza che si dipinge sui loro volti quando, riferendosi alla storia dell'Asia centrale, si arriva al XIII secolo e all'invasione dell'orda di Gengis Khan.

 (Merv ellenistica, mura)

(Merv ellenistica, mura) 

 (Merv ellenistica, veduta dalle mura)

 (Mausoleo di Sultan Sanjar)

 (Mausoleo di Sultan Sanjar, interno, cupola)

 (Mausoleo di Sultan Sanjar, interno)

 (Hoja Yusup Baba Mesjidi, donne in pellegrinaggio)

(Hoja Yusup Baba Mesjidi, pellegrini preparano il pasto collettivo) 

(Hoja Yusup Baba Mesjidi, una donna prepara il pasto collettivo per i pellegrini) 

(Hoja Yusup Baba Mesjidi, donne preparano il pasto collettivo per i pellegrini)  

 (Kyz Kala)

(Kyz Kala vista dalla Piccola Kyz Kala) 

(Mausoleo di Mohammed ibn Zeid, tempio sufi e meta di pellegrinaggio)

(Mausoleo di Mohammed ibn Zeid, interno, pietre, particolare)

Una storia a tratti brutalmente affascinante, narrata da un affabulatore talentuoso e colto: Jabbar ha una sessantina d'anni, inglese fluente, è la nostra guida in Turkmenistan, colui che ci ha accolto come un faro nel mare in tempesta dopo l'odissea dell'attraversamento della frontiera uzbeko-turkmena.
Dopo averlo ascoltato per ore, sentendolo citare a memoria date, battaglie, nomi di re, regine, principi, giullari di corte, religioni scomparse e scuole filosofiche dimenticate, la curiosità è troppa e gli chiedo come si è ritrovato a fare la guida turistica.
La sua è una storia dentro la Storia.

I suoi nonni, benestanti allevatori di bestiame, vivevano nella parte meridionale del Turkmenistan. Dopo la rivoluzione bolscevica del 1917, con l'avvento del dominio sovietico, iniziano tempi duri per i grandi allevatori e i proprietari terrieri. I nonni fanno resistenza alla confisca di tutti i beni, finendo per essere bollati come nemici della nazione e scomparendo nel nulla; ancor oggi nessuno sa che fine abbiano fatto. Altri membri della famiglia decidono allora di fuggire in Afghanistan, poche decine di chilometri oltre il confine, per non fare la stessa fine.
E' così che Jabbar nasce nella zona di Mazar-i-Sharif, mezzo turkmeno e mezzo afghano. Ma il cuore è turkmeno al 100% e ha tanta voglia di riscatto: la convivenza con gli afghani si mostra fin da subito difficile. Da bambino le risse sono quotidiane, lui solo contro tutti gli altri.
Poi arriva il giorno che cambia la sua vita.
Sua madre gli dà del denaro col compito di comperare del riso; detto fatto, inforca la sua bicicletta e va.

Riesco a vederlo mentre compera il sacco di riso, le monete che scivolano dalla sua mano in quella del venditore; lo vedo mentre fissa il sacco alla bicicletta con le corde, per non farlo cadere.
Si mette in moto, felice di tornare a casa e aver aiutato sua madre.
Ad un tratto, durante il tragitto, i suoi calzoni rimangono impigliati nella catena e bum per terra.
Pantaloni rotti e non solo: il sacco del riso, a contatto con la ruota, si è lacerato e ormai svuotato da un pezzo.

Cosa può esserci di peggio per un bambino vessato dai compagni, in lacrime, con i calzoni rotti, la bicicletta andata, senza più il riso da portare a casa per cena e senza il denaro per comprarlo?
Manca solo un cane randagio che sopraggiunge per morderlo ad una caviglia.
Insomma, il giorno no delle giornate no.

Seduto nella polvere, pensa alla sua vita da ragazzino, alle angherie che subisce quotidianamente a scuola, al riso, al denaro andato, ai calzoni rotti, alla delusione che proveranno i suoi genitori.
E' sulla riva di un fiume, non sa nuotare, per un attimo pensa di farla finita, di chiudere tutto così, di non essere più un peso per nessuno.
Non dice cosa gli abbia fatto cambiare idea.
Torna a casa e racconta lo sconforto e la disperazione ai suoi genitori. E sono le parole di suo padre che per sempre cambiano la traiettoria della sua vita: "se vuoi vincere e farti rispettare devi diventare più bravo di tutti i tuoi compagni. Devi imparare la loro lingua meglio di quanto non la conoscano loro stessi, sii il più bravo a scuola, studia, applicati e guadagnati la stima di chi fino ad ora ti ha schernito e maltrattato".
Così fece e così andò.

Il Jabbar con cui abbiamo la fortuna di condividere parte del viaggio ha una laurea in medicina, parla fluentemente 8 lingue, è un fine conoscitore della storia dell'Asia centrale, discetta di storia politica, geologia, botanica, antropologia, religione e filosofia.
Fa la guida per passione, il suo amore per questo lavoro è paragonabile solo all'amore per il suo Paese. Si capisce ogni volta che apre bocca, che parla della sua terra, quella in cui sente le proprie radici.

E  noi, ancora una volta, ci ritroviamo a pensare che nei viaggi, la parte migliore, la vera differenza, la fanno le persone che incrociano il tuo cammino.

(Mary, Mr. President, la sua prima apparizione) 

(Mary, siamo sicuri sia la nostra camera?)

(Mary by night)

 (Mary by night)

(Mary by night)

(Addobbi matrimoniali) 

(La sposa, lo sposo e l'intrusa) 

(Sono divertente, anche in Turkmenistan) 

(Lo sposo, la sposa e l'intrusa) 

(Mary, mercato, istantanee di nuove conoscenze) 

 (Mary, mercato, negozio di abiti da sposa, nuove conoscenze) 

(Mary, mercato, facce)

(Mary, mercato, occhi da McCurry) 

(Mary, mercato, occhi da McCurry)

(Mary, mercato, occhi da McCurry)




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