Tashkent International Airport ovvero Hanno vinto loro

Hanno vinto loro. Non li batte nessuno.

(Il dolcetto "falce e martello" di Aeroflot)

Se siete quelli che la burocrazia italiana è un film dell'orrore, vi invitiamo a farvi un bel giro da queste parti, tra frontiere e aeroporti. Dario Argento ci girerebbe un film.
Dopo le due esperienze con la frontiera, ci accingiamo all'incontro ravvicinato con le procedure aeroportuali del rientro: Tashkent-Mosca, Mosca-Milano.

Il primo volo è alle 4:45AM, che per noi è già una sfida.

1. Primo controllo bagaglio e passaporto nel parcheggio dell'aeroporto. Avete capito bene: nel parcheggio.

2. Secondo controllo bagaglio e passaporto all'ingresso. X-ray machine.

3. Banco check in: fila. Chiediamo che il bagaglio venga inviato sulla final destination. Ma le tratte sono state emesse separatamente, l'addetta va in panico. Dobbiamo andare dalla sua collega al primo banco del check in, chiederle di aggiornare il sistema in modo che si possa inviare tutto su Milano.

4. Altra fila: la collega dice "niet, la procedura Aeroflot è cambiata un anno fa, non è possibile farlo, questi biglietti non vanno bene". La guardo attonita: "Dear Miss SonoFigaSoloIo, tu sarai pure figa ma io sono cresciuta nella Brianza produttiva delle fabbrichette, tic toc tic toc il tempo vola, e non abbiamo tempo da perdere con le vostre quisquilie da russi intruppati, sono nata nel paese di Pane Amore e Fantasia, pertanto ti faccio presente che questi biglietti li ha emessi una tua collega, al banco Aeroflot dell'aeroporto di Mosca dal nome impronunciabile, il 6 agosto, e non certo del 2016. Possiamo cordialmente risolvere l'inconveniente e bypassare i commi 4 bis e ter dell'art. 25 del vostro regolamento? Sì, quello che esponete sulla bacheca del Circolo Aeroportuale Marxista-Leninista tra le 11 e le 11:14 dei giorni feriali alterni, delle settimane pari, dei mesi dispari, degli anni bisestili".
Per la seconda volta in 15 giorni una hostess russa mi sorride (immagino una candid camera, non c'è altra ragione) e dice "ok, ma solo per questa volta, mi raccomando, la prossima volta non sarà più possibile".
[Ma certamente! Tranquilla, non ci sarà più una prossima volta, col piffero che volo ancora Aeroflot, piuttosto faccio la circumnavigazione del Capo di Buona Speranza]
Grazie, grazie mille, lei è stata davvero gentilissima.

5. Ovviamente ci ha già fatto un favore, quindi figuriamoci se ci imbarca il bagaglio. Ehehehhh, noooooo!!! Lei si occupa solo della sistemazione della pratica on line! Dobbiamo tornare al banco check in originario: altra fila.
L'addetta dice che lei non vede nulla a sistema.
La brucio con lo sguardo e le consiglio di parlare direttamente con Miss SonoFigaSoloIo che sta 3 banchetti più in là, perchè io un'altra coda non la faccio nemmeno per un concerto delle Pussy Riot che pisciano su una foto di Putin. Prende e va in missione, torna e ci imbarca il bagaglio final destination.
Però... (con Aeroflot c'è sempre un però o un codicillo o una postilla che ti frega)
Però i boarding pass Mosca-Milano non li può stampare, ce li dovremo far stampare al transfer desk di Mosca. Rinuncio a chiedere la ragione del quarto mistero di Fatima: no problem, tanto ormai sono tutti nostri amici lì.

6. Altro check bagaglio e dichiarazione valuta. X-Ray machine. Omino: "ha monete antiche?" (sì, guardi, ne ho giusto qui una del VI secolo avanti cristo ma non riesco a spenderla, se vuole gliela regalo).
Ad Ale fa ricompilare la dichiarazione valuta, c'è un errore, quindi, per lui, altra coda.

7. Check passaporti: altra coda.

8. Check bagaglio a mano (un altro), una coda infinita e disordinata che in confronto noi italiani siamo i signori della compostezza. Ovviamente ci passano tutti davanti, si intrufolano, superano e a me sta partendo l'embolo.
Dopo Miss SonoFigaSoloIo c'è Mr Muscolo: è finalmente il mio turno e lui che fa? Se ne va (praticamente la storia della mia vita).
Un po' di pazienza e torna, passport please.
E qui è una guerra senza quartiere, come la partenza dei 100 metri: tutti cercano di bruciare gli altri per guadagnare qualche posizione.
Ma io sono la Usain Bolt della postazione controlli: tolgo le scarpe in 5 secondi netti, metto i calzini di plastica in 4, un russo cerca di passarmi avanti, gli butto sotto il naso, con disinvoltura, le mie scarpe puzzolenti e lo tramortisco per qualche secondo, il tempo di rimetterlo al suo posto... x-Ray machine, "apra lo zaino", c'è una limetta per le unghie che mi sono dimenticata nel bagaglio a mano. L'incaricato la guarda. Poi guarda me come se avesse scoperto una 45 semiautomatica. 
Con voce severa decreta "Questo. Potrebbe. Essere. Un. Problema".
L'unico?
Lo guardo: "Sai che c'è? Tieniti il problema, usala tu".

9. Perquisizione fisica.
Siete sereni adesso?

10. Sì, sono sereni.
Riusciamo ad accedere ai gate.

Appena atterrati a Mosca, la prima cosa che facciamo è settare l'ora manualmente. Controlliamo ogni tabellone, chiediamo al banco informazioni, fermiamo tutte le hostess che incontriamo e scegliamo a campione qualche turista, così per essere sicuri. Manca solo il segnale orario nazionale.
Dopo aver effettuato circa 423 controlli randomizzati (io ho interpellato anche l'addetta alle pulizie dei bagni), abbiamo la certezza che sono le 8:25.
Ci sediamo davanti al gate indicato tre ore prima della partenza: non beviamo, non mangiamo, inseriamo un catetere e rimaniamo incollati col sedere lì, aspettando il volo per Milano.

Comunque, a casa, la prima cosa che facciamo è comperare due orologetti da polso, di quelli che devi tirare il pirolino e spostare le lancette manualmente.
Come si faceva una volta.


🌟🐀