Tashkent

Avranno mica capito male e ci hanno scaricati al cantiere?
L'aeroporto di Nukus pare una succursale di Kabul, diroccato e improbabile. I due poliziotti all'ingresso ci avvisano che ci sono dei lavori in corso. 
Mi tranquillizzo, pensavo l'avessero appena bombardato. 
Ci indicano la strada per raggiungere il terminal. 
Nello specifico, il terminal è uno: una palazzina che sembra tutto tranne attrezzata per accogliere dei passeggeri. 
Ci sono delle porte in legno, tipo quelle che avete a casa vostra. Sono chiuse. 
Da buona italiana, ne apro una e mi ritrovo faccia a faccia con un addetto che mi fa capire che l'accesso è consentito solo mezz'ora prima del volo. Ok. 
Ci accomodiamo fuori su un muretto, vicino a due donne locali, che appena ci vedono si rivolgono alla polizia. Temo di aver infranto qualche regola a mia insaputa, mi alzo in fretta. 
Una delle due sciure (lo capiamo dopo) fa presente, risentita, che le uniche sedie sono al sole e sono impossibili da usare con questo caldo. 
Si crea lo scompiglio generale. 
I poliziotti si consultano, chiamano tre addetti che sollevano le sedie e le trasportano all'ombra. 
Mi sto per sedere, "No, madame, wait!"
Ci mancherebbe!
In tempo zero arrivano due donnine delle pulizie che lavano e lucidano le sedie. Adesso la signora mi conferma "ok, sit, please!"
Quando si dice un servizio customer oriented...

Per ingannare l'attesa osservo gli operai al lavoro nel cantiere: stanno ristrutturando l'aeroporto della capitale di una Repubblica autonoma, sono appollaiati su impalcature, maneggiano mattoni e martelli indossando ciabatte e tuta da ginnastica.

Al cenno di una addetta ci mettiamo tutti in fila per accedere al terminal: il terminal, dentro, è grande quanto casa a Desio. 
In 54 metri quadrati calpestabili si concentrano nell'ordine:
1. Primo controllo passaporti
2. Primo controllo bagagli
3. L'unico desk dell'Uzbekistan Airlines per l'emissione dei boarding pass e il check in dei bagagli da stiva (per la cronaca, il bagaglio da stiva viene pesato su di una di quelle bilance che si trovavano dal farmacista quando ero piccola e viene poi lanciato in un buco praticato nel muro col piccone. Letteralmente.) 
4. Secondo controllo bagaglio a mano
5. Prima sala d'attesa (capienza 4 posti) 
6. Seconda sala d'attesa (capienza 20 posti).

Tutto il personale femminile dell'aeroporto indossa le ciabatte. 
Con le calze. Nelle varianti più disparate: di nylon basse, di nylon al ginocchio, a fiori, di pizzo senza riga centrale, di pizzo con la riga centrale, di cotone basse.
Personalmente posso dire di aver raggiunto certe altezze solo in Transiberiana. 
Adesso però mi è chiaro perchè guardano tutti con ammirazione agli outfit miei e del Piemontese, nonostante siamo conciati come due fanti di picche. Gli standard uzbeki e quelli italiani sono un po' diversi.

Capiamo che il volo è in partenza dal cenno dell'hostess. La seguiamo sulla pista di decollo a piedi, come una scolaresca ordinata, in fila per due e ci si para di fronte il bolide fantozziano che dovrebbe portarci a Tashkent: un tupolev bimotore del 1950 avanti cristo.
In ogni caso fa il suo e ci porta a destinazione.

Tashkent è molto diversa da tutte le altre città viste finora, più moderna nell'aspetto; molti edifici sono stati ricostruiti dopo il devastante terremoto del 1966: sono prefabbricati di origine russa, abbelliti da alcuni artisti con decorazioni murali fantasiose. 
È anche molto verde, ci sono lunghi viali alberati un po' ovunque. E parchi.
L'impressione è quindi quella di una città piacevole, tranquilla.


(Memoriale delle vittime del terremoto - 1966)

(Memoriale delle vittime del terremoto - 1966)

(Memoriale delle vittime del terremoto - 1966) 

(Palazzi, decorazioni esterne)

(Complesso Khazrati Imam)  

 (Complesso Khazrati Imam, particolare)

 (Complesso Khazrati Imam, moschea, interno)

 (Complesso Khazrati Imam, moschea, interno, particolare della cupola)

(Complesso Khazrati Imam, moschea, interno, particolare della cupola) 

 (Verde)

(Complesso Khazrati Imam) 

(Complesso Khazrati Imam) 

(Complesso Khazrati Imam)

 (Complesso Khazrati Imam)

 (Complesso Khazrati Imam)

 (Chorsu market)

(Chorsu market, interno)

 (Chorsu market, interno, panificatori al lavoro)

(Chorsu market, interno, pane in cottura) 

(Chorsu market, interno, uova) 

(Chorsu market, interno, il seme del sonno attecchisce in pausa pranzo)

Durante la Seconda Guerra Mondiale ha accolto un milione di profughi, fatti evacuare da Stalin dalle zone invase dai tedeschi. 
Al contempo però la Russia aveva "reclutato" un milione e duecentomila uomini per arrestare l'avanzata tedesca. 
400mila non sono mai tornati: i loro nomi sono scritti al toccante memoriale della seconda guerra mondiale.


 (Piazza Mustakillik)

(Memoriale delle vittime della Seconda Guerra Mondiale) 

(Memoriale delle vittime della Seconda Guerra Mondiale) 

(Memoriale delle vittime della Seconda Guerra Mondiale)

È il mio 42esimo compleanno. 
Io già sognavo una romantica cena a lume di candela in uno dei più rinomati ristoranti di Tashkent, il Piemontese che mi guarda con gli occhi lucidi a forma di cuore. 
Poi penso alla sua camminata a papera, agli occhiali da vista appesi perennemente al collo e al picco del suo romanticismo che è propormi l'Ibis Rosso al posto dell'Ibis Budget quando andiamo via per il fine settimana.
Quando posso avere tutto questo, che mi frega del ristorante figo? Ma succede che discutiamo per qualcosa, non ricordo più neppure il motivo. Sicuramente una bazzecola, come mio solito. Mi viene il broncio e lo sconforto. 
Lui, consapevole dei perigli a cui un uomo si espone sollecitando gli umori di una donna e da abile stratega del compromesso (grazie a dio), per farmi tornare il buonumore, per pranzo mi trascina in uno di quegli improbabili self-service bazzicati dagli autoctoni. Mi oppongo per pura forma, solo per mostrare quanto sono solide le mie rivendicazioni. Il Piemontese - maledizione! - conosce la polla e l'opposizione dura 30 secondi circa, il tempo di entrare e vedere l'umanità incredibile che lo popola.
Oggi scialliamo: 10€ in due.


(Lunch time) 

(Un romantico pranzo di compleanno) 

(Un romantico gelato di compleanno per due)

Decidiamo di passeggiare per i parchi tra piazza Timur e piazza dell'Indipendenza: ci sono tante coppie innamorate, anche di ragazzi e ragazze molto giovani. Noto che le ragazze sono agghindatissime, in super tiro, vestiti eleganti, tacchi alti. 
Per gli uomini invece ci sono due opzioni: borsello con ciabatta o borsello con babbucce.


(Piazza Amir Timur) 

(Piazza Amir Timur, Hotel Uzbekistan) 

 (Piazza Amir Timur, i due Tamerlani) 

 (Hotel Uzbekistan, facciata, geometrie)

(Hotel Uzbekistan, facciata, geometrie) 

(Colori e geometrie) 

 (Piazza Amir Timur, umani)

(Piazza Amir Timur, umani) 

 (Piazza Amir Timur, umani)

 (Piazza Amir Timur, umani)

 (Piazza Amir Timur, parco)

 (Piazza Amir Timur, strateghi)

(Piazza Amir Timur, parco)

Camminiamo fino all'albergo attraversando il Parco Navoi: una lunga passeggiata, interrotta da un poliziotto, fermo di fronte ad un edificio governativo, che ci chiede di mostrare la macchina fotografica. 
Ovviamente lui non parla inglese, noi non parliamo uzbeko: la combinazione dei due elementi genera scene che solo Totò e Peppino potrebbero eguagliare. 
Apri lo zaino, chiudi lo zaino, prendi la macchina fotografica. Mostra le foto. Quali? Tutte! 
Ma sono 5523!!!!
Non importa, abbiamo tempo, figurarsi... 
Mhmhmmhhh interessante.
Il poliziotto pare gradire e io vorrei dirgli che per il tramonto vorrei essere a casa a cucinare il pane per i miei 7 figli. Ma nulla. 
Ad un certo punto parla con qualcuno alla ricetrasmittente, ti prego dio dei viandanti, fa che non chiami qualche amico per condividere impressioni e pareri sul talento fotografico del Piemontese... 
No, ecco, adesso perde interesse: ok ok, go.
Però adesso è Ale a prenderci gusto: gli chiede informazioni, se stiamo andando nella direzione giusta. 
Io vorrei saltargli alla giugulare e lasciarlo lì col poliziotto, adesso che sono diventati migliori amici. 
Ma niente, alla fine me lo porto via. 
Lui, i suoi piedi a papera, il suo cappello da esploratore, i suoi occhiali da vista e i miei 42 anni.


 (Parco Navoi, ingresso)

(Parco Navoi) 

 (Parco Navoi)

(Parco Navoi)



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