Samarcanda - Shakhrisabz

Blu.
Del cielo, delle cupole, delle iscrizioni sulle pareti decorate dei mausolei e delle moschee.
Ne subisco una fascinazione profonda, che fa il paio solo ed esclusivamente con le facce che si incontrano in questa parte di mondo.


(Piazza Registan, Sherdar madrasa)


(Piazza Registan, Sherdar madrasa)

(mausoleo di Gur-E-Amir)

(Moschea di Bibi-Khanym)

(Shah-i-Zinda, particolare di una facciata)

Samarcanda è una città dal mix potente di tratti mongoli, cinesi, russi.
Una città dove si incontrano tante storie, tante genti: non c'è verso di descriverne la bellezza e posso solo immaginare la forza, la potenza e la meraviglia che suscitava in viaggiatori come Marco Polo, una meraviglia arrivata fino a qui, adesso, per noi.
Avrei voluto fotografare un milione di facce. Chiediamo sempre il permesso prima di scattare una foto e non ci è mai stato negato: quello uzbeko è un popolo gentile ed accogliente, curioso e disponibile.
Lo testiamo al mercato di Urgut, un po' fuori Samarcanda. Un'esperienza che consigliamo sempre, quella dei mercati, ovunque ci si trovi, perché è il luogo per eccellenza dove scorre prepotente la vita di tutti i giorni: il cibo, i vestiti, le tradizioni, le persone.

(Mercato di Urgut, ingresso)

In questo immenso bazar, la gente, soprattutto i bambini e le bambine, ci guardano con meraviglia, osservano i miei capelli cortissimi (che qui sono impensabili per una donna), sorridono o più spesso sgranano gli occhi e si bloccano in mezzo alla folla. Come in tutta l'Asia centrale e come la storia insegna, gli uzbeki sono abilissimi mercanti: ogni volta che ci fermiamo ad una bancarella, un nugolo di persone si affolla intorno a noi, chiede da dove veniamo e iniziano a sfoderare le arti persuasive del perfetto commerciante. Dispiegano mantelli, scialli, coperte dai colori vividi, gioielli fatti a mano e inizia la contrattazione del prezzo, che qui è un obbligo e che sarebbe un'offesa non praticare, oltre che un vero divertimento per me.
Si può trovare di tutto: dai generi alimentari di ogni sorta e tipo, ai prodotti di bellezza, dalle scarpe e gli abiti tradizionali alle divise per la scuola, dai quaderni alle cinture, dall'intimo ai vestiti per le spose, con relativa bigiotteria.

 (Mercato di Urgut)

 (Mercato di Urgut)

 (Mercato di Urgut)

 (Mercato di Urgut)

(Pane al mercato di Urgut) 

(Venditrici ambulanti al mercato di Urgut)

Sì, perchè qui il matrimonio è un vero affare. Non certo per le donne, a cui il marito viene scelto dalla famiglia: si incontrano 3 volte prima di fidanzarsi e devono arrivare ovviamente vergini alla prima notte di nozze. E attenzione a sposare l'ultimogenito, perchè ti toccherà prenderti cura dei suoi genitori anziani e vivere con i suoceri finchè morte non vi separi. 
Più fortunate sono le donne a cui viene assegnato il primogenito: avranno una casa tutta loro, senza la convivenza forzata con la famiglia del marito.
È assolutamente impensabile che una coppia viva assieme senza essere sposata.
Dopo il matrimonio, la sposa si trasferisce nella casa del marito e, come da tradizione, indossa un abito diverso ogni giorno per i sette giorni successivi. Gli abiti sono sfarzosi, coloratissimi, di diverse fogge a seconda della provenienza della sposa. 
E poi c'è tutta la partita gioielleria: collane, bracciali, anelli, corone e coroncine che Miss Reginetta del ballo ti fa un baffo. Una cosa così farebbe sbiancare pure la Madonna Incoronata e la Regina Elisabetta d'Inghilterra.

(Mercato di Urgut, corona per la sposa)


(Mercato di Urgut, copricapo femminile)

Comunque.
L'altra cosa che non passa inosservata da queste parti è la guida.
Fuori dalla città le strade sono terra, sassi e buche profonde, intervallate da sottilissime strisce di asfalto.

(Verso il mercato di Urgut)

Da questa conformazione stradale dipende lo stile di guida degli uzbeki, che, in confronto, a Napoli impallidirebbero e chiederebbero subito un gemellaggio.
Non esiste, per ovvie ragioni, una riga di mezzeria, quindi il traffico procede a caso. E non lo dico tanto per fare scena, ma letteralmente.
Ale lo paragona alla dinamica delle particelle e al libero cammino medio: il gruppo cioè procede in una certa direzione ma i singoli elementi si muovono puntualmente in modo caotico. Le macchine invadono senza ritegno la parte sinistra della carreggiata, superano a destra e in curva, si affiancano pericolosamente, viaggiano per lunghi tratti sulla parte meno accidentata della strada, procedendo a zig zag e sfiorando pericolosi frontali.

(Verso il mercato di Urgut) 

(Verso il mercato di Urgut)

Eppure, in tutta questa deroga alle regole, i guidatori si intendono a meraviglia, suonano più per il gusto di salutarsi che non per mandarsi a quel paese. Roba che a Milano, il buon imbruttito farebbe il sequel di "Un giorno di ordinaria follia".
Io rido perchè ogni volta sfidiamo la morte, una risata più isterica che altro.

Invece le donne qui non guidano.
Per deformazione professionale lo noto quasi subito e chiedo lumi: mi dicono che in città qualche donna guida ma fuori non è possibile, "il marito comanda e non lo permette".
Ale, che è un fine antropologo e che apprezza le differenze culturali, nota che invece in Italia la donna comanda sempre, in città e in campagna.

Difficile dire cosa mi abbia colpita di più di Samarcanda, se piazza Registan, Shah-i-Zinda o il mausoleo di Gur-E-Amir dove è sepolto Tamerlano. Certo in quest'ultimo luogo leggenda e Storia si intrecciano potenti: fu un antropologo sovietico a scoperchiarne per primo il sarcofago su cui un'iscrizione recitava "chiunque aprirà questa tomba sarà sconfitto da un nemico più terribile di me". Il giorno dopo la scoperta, il 22 giugno 1941, Hitler attaccò l'Unione Sovietica. 
Ce lo vedo, il buon Tamerlano, a fare il gesto dell'ombrello ai russi dall'aldilà.


(mausoleo di Gur-E-Amir)

(Piazza Registan, Sherdar madrasa)


(Sherdar madrasa, piazza Registan)

(Piazza Registan, Sherdar madrasa)


(Piazza Registan, Tillya-Kori madrasa)


(Sherdar madrasa, piazza Registan)

(Sherdar madrasa, piazza Registan)

(Piazza Registan, Ulugh Beg madrasa)

(Piazza Registan, Ulugh Beg madrasa, interno)

(Piazza Registan, Tillya-Kori madrasa)

(Sherdar madrasa, piazza Registan)

(Piazza Registan, Sherdar madrasa, interno)

(Piazza Registan, Tillya-Kori madrasa)

(Moschea di Bibi-Khanym)

(Moschea di Bibi-Khanym)

(Moschea di Bibi-Khanym)

(Moschea di Bibi-Khanym)

(Moschea di Bibi-Khanym, particolare)

(Moschea di Bibi-Khanym)

(Moschea di Bibi-Khanym)

(Moschea di Bibi-Khanym)

(Moschea di Bibi-Khanym)

(Shah-i-Zinda)

(Shah-i-Zinda)

(Shah-i-Zinda)

(Shah-i-Zinda)

(Shah-i-Zinda)

(Shah-i-Zinda)

(Shah-i-Zinda)

(Shah-i-Zinda)

Vale anche per Shakhrisbaz, dove ci facciamo portare dopo aver contrattato il prezzo con il nostro autista: città natale di Tamerlano, un piccolo gioiello dove la fanno da padroni il blu, il caldo e l'eco delle leggende che popolano la sua storia e il cui racconto non può che essere solo una versione sciapa della realtà.

(verso Shakhrisbaz)

(Shakhrisbaz, Ak-Saray)

(Shakhrisbaz, Ak-Saray)

 (Shakhrisbaz, statua di Amir Timur alias Tamerlano)

(Shakhrisbaz, moschea di Kok-Gumbaz, esterno)

(Shakhrisbaz, moschea di Kok-Gumbaz, cupole)

(Shakhrisbaz, moschea di Kok-Gumbaz, cortile interno)

(Shakhrisbaz,Dorut Tilyovat)

(Shakhrisbaz, complesso dell'Imam Khazrati, cortile interno)

(Shakhrisbaz, complesso dell'Imam Khazrati)

(tentando di levigare la famosa carta di Samarcanda fatta a mano)

(Samarcanda)

(Piazza Registan by night)

(Piazza Registan by night, particolare)

(Mausoleo di Gur-E-Amir by night)



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