Aktau - Mar Caspio

4 Agosto 2018 - 21 Agosto 2018


(Aktau, murales)

Sono solo le 9:33 del mattino e il Piemontese ha battuto tutti i record: si è già mangiato 3 uova.
Prima colazione in hotel alle 5:00, seconda colazione sul volo per Atyrau, dove riesce anche a vedersi un film in kazako con sottotitoli in inglese. 
Ad Atyrau scopriamo che il nostro volo per Aktau è in ritardo di un'ora e mezza. Il motivo è sconosciuto: potrebbe trattarsi di un problema di sicurezza, motivi tecnici, un'apocalisse nucleare o più semplicemente perché ieri sera il pilota si è ubriacato e stamattina non si è svegliato.
Ad Aktau ci andiamo per scoprire la regione del Mangistau o Mangishlak.

(Saying goodbye)

 (Mangystau, veduta aerea)

La nostra guida recita: "Per chi ama i viaggi avventurosi, il deserto intorno alla città di Aktau è una destinazione perfetta". Visto il ritardo approfittiamo per documentarci un po' e approfondire. Forse sarebbe stato meglio non farlo perché scopriamo che Aktau è nata alla fine degli anni '50, inizialmente come avamposto per l'estrazione di uranio da una miniera a cielo aperto, che serviva ad alimentare un generatore nucleare e l'impianto di desalinizzazione di un'intera città e produrre uranio concentrato per scopi militari.
Ora sì che ci sentiamo rassicurati.

 (Aktau, chiesa ortodossa)

 (Aktau, moschea)

 (Aktau, moschea, interno)

(Aktau, hotel, sobrietà)

Scopriamo anche che c'è una sola via che può essere definita tale in quanto dotata di un nome (lunghissimo e impronunciabile per noi, ma conosciuta più comunemente come Lenina): per il resto gli indirizzi vengono definiti esclusivamente da numeri. Prima il numero del microdistretto, poi quello dell'edificio e infine quello dell'appartamento. Tipo, "Tu dove abiti?", "Al 3-14-22".
Tutte queste cose ce le spiega Albina, la nostra guida di origini russe, un signora dai capelli bianchi, curata e molto professionale. Assieme a lei, che parla solo russo, ci sono Diana (per la traduzione russo-inglese), Katrina (la manager dell'agenzia, che ci è venuta ad accogliere all'aeroporto) e Bolsan (l'autista). 
Praticamente uno stuolo di accompagnatori che nemmeno Lady Gaga.
La nostra Lonely Planet consiglia di vedere il Museo Regionale, con mostre sui pesci del Mar Caspio e sui primi impianti petroliferi: pensavo non potesse esistere nulla di peggio dei musei di porcellane, invece qui riescono a battere anche quelli. 
Indovinate qual è il primo posto dove ci portano? Proprio lì. 
Inizia il cinema: entriamo in un locale con una porta d'acciaio accompagnati da Albina, Katrina, Diana e Bolsan. Mi aspetto che dallo spioncino ci chiedano la parola d'ordine per entrare, ma appena capiscono che siamo turisti stranieri si diffonde un sentimento di agitazione misto a una sorta di inspiegata deferenza ed euforia: arriva una guardia, poi la sciura dell'accoglienza, poi la responsabile dell'amministrazione, la direttrice, altre due ragazze che sbucano dal buio di una porta semiaperta, poi Dana, una giovanissima ragazza elegante, che ci farà fare la visita guidata del museo in inglese. 
Il museo sbaraglia tutte le nostre aspettative: una sezione dedicata alla storia del Mangistau, una sui reperti archeologici, sulla flora e la fauna del territorio, sulla storia più recente, dal periodo russo all'indipendenza. 
Dana è esperta e professionale, risponde puntualmente alle nostre numerose domande.

 (Aktau, Museo Regionale, con Dana)

(Aktau, Museo Regionale, con Katrina, Diana e Albina)

Albina e Katrina confabulano: di solito i turisti (soprattutto gli spagnoli, che nel loro immaginario sono assimilabili agli italiani) parlano solo di calcio. Siccome invece ci vedono interessati a capire di più sulla cultura e sulla storia della regione, decidono di portarci a visitare un altro museo che non era in programma, molto piccolo ma che si concentra soprattutto sui reperti archeologici ritrovati nella zona. Il museo è composto da due stanze, anche qui non gli pare vero che due turisti italiani gli facciano visita e così è un fiorire di persone che compaiono come pop up in un libro per bambini. Si materializzano da dietro una porta chiusa, all'improvviso, sorridono, ci guardano meravigliati come se fossero al cospetto della regina Elisabetta e consorte. 

 (Aktau, museo)

(Aktau, museo)

Ad un certo punto salta fuori una ragazza con una macchina fotografica che inizia a scattare foto a raffica.

(Aktau, museo, servizio fotografico)

Ci sentiamo Briatore e la Gregoraci all'inaugurazione del Billionaire kazako: sorridete davanti alla stele funeraria dell'XI secolo, un'altra con Katrina, una con Katrina e Albina, una tutte assieme, una davanti alla bandiera del Kazakhstan da soli, una davanti alla bandiera del Kazakhstan con la guida, con le due Diane, con l'addetta alle pulizie. 

 (Aktau, museo, servizio fotografico)

(Aktau, museo, servizio fotografico)

Ci chiedono di scrivere qualcosa sul libro degli ospiti e mi profondo in un discorso alla nazione, che nemmeno Sergio Mattarella il 31 Dicembre. 

(Aktau, museo, ringraziamenti)

Dopo i musei proseguiamo il giro della cittadina e arriviamo fino al Mar Caspio: ci togliamo le scarpe e pucciamo i piedi come tante altre famiglie. È una località di villeggiatura piuttosto rinomata, anche il Presidente ha una casa qui vista mare. 

 (Aktau, sul Mar Caspio)

  (Aktau, sul Mar Caspio)

  (Aktau, sul Mar Caspio)

 (Aktau, sul Mar Caspio)

Ci fermiamo a cena in un ristorante sulla spiaggia. Il tempo di andare alla toilette, che ovviamente sta fuori dal locale, un po' defilata, che Katrina ha già ordinato per tutti. 
Katrina ha delle unghie laccate all'ultima moda, lunghissime, piene di disegni e perline colorate. Ne rimango ipnotizzata mentre mi chiedo come riesca a lavarsi la faccia la mattina o ad usare la tastiera di un computer. Ha occhi azzurri bellissimi e il piglio deciso di chi ha nelle vene sangue russo: lei non parla. Ordina. Al suo cospetto Chuck Norris china il capo ed esegue. 
Per questa ragione non le dico nulla: non le dico che il pesce del Caspio che ha scelto per me e il Piemontese ci repelle proprio perché ha la forma di pesce e conciato così pare un mostro marino giunto a noi direttamente dal Cretaceo.
Ma se ce la fa lui, che proprio non l'ha mai mangiato in vita sua, ce la posso fare anch'io.

 (Aktau, il pesce a forma di pesce)

(Aktau, cena sul Mar Caspio)



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