Un tranquillo week-end di paura

4 Agosto 2018 - 21 Agosto 2018

La vera avventura è l'imprevisto.
E noi siamo specialisti di imprevisti. Anche quando non li vogliamo ci inseguono.
Riusciamo persino a mutare le normali regole della meteorologia.

(La sfiga)

Il piano è accamparci nella valle di Boszhira: siamo arrivati un po' lunghi e ormai è buio pesto.
Viaggiamo solo su sterrati, balliamo davvero tanto: nonostante tutta la luminaria che Sergei ha acceso, fari, controfari, faretti, lampade laterali che alla Murrina gli va a fuoco l'orgoglio, intorno non si vede un corno.
Procediamo a scossoni, non conto più le volte in cui ho tirato una capocciata al tettuccio, mi aggrappo all'"O-Shit handle" con la stessa forza con cui lotterei per un incunabolo del XV secolo.
Ad un certo punto vediamo delle pozze d'acqua su quello che dovrebbe essere il sentiero. Si fanno via via più larghe, sentiamo le gomme del fuoristrada affondare sempre più nella melma. Tant'è che Sergei decide di non seguire il tracciato, esce dal sentiero e si fa strada tra gli arbusti. Ma anche qui la situazione non è migliore, le ruote slittano, Sergei è bravo e riesce sempre a riprendere il controllo del mezzo: ci spiega che deve aver appena piovuto ed è la prima volta che gli capita di trovare pioggia in questa stagione. È una situazione assolutamente inusuale. E giustamente capita proprio quando arrivano i due pivelli.
Ad un certo punto Sergei fa una brusca svolta e una brusca frenata che non ci evitano di finire in un rivolo ripido e melmoso. Rimaniamo incastrati con le ruote posteriori. Ma abbiamo quattro ruote motrici, mi sento positiva.
Accelera, le ruote pattinano.
Prova di nuovo: stessa cosa.
Scende: fa il giro del mezzo e lo vedo mettersi le mani tra i capelli.
Io sto sgranando tutto il rosario e pregando in tutte le lingue (anche quelle morte) perché non voglio credere a quello che sta succedendo.
Risale, prova ancora, ma nulla da fare.
Ci fa scendere. E mi basta mettere il piede a terra per affondare nel pantano.
La situazione non mi pare incoraggiante.
Ci riprova senza noi a bordo. Ancora niente. Decreta che per stanotte non si può fare nulla, ora la terra è troppo molle, deve seccarsi. Dobbiamo accamparci qui. 
Forse domani col sole andrà meglio. 
Forse?
In che senso FORSE domani andrà meglio?

1. non sappiamo dove ci troviamo
2. il nostro mezzo è finito in un fosso
3. siamo al buio, letteralmente nella palta, lontani centinaia di chilometri dalla strada più battuta
4. il cellulare è inservibile
5. dobbiamo accamparci su un terreno metà melmoso e metà no.

Ma tant'è e alternative non ce ne sono.
Sergei è livido, non dice una parola, solo che è la prima volta che gli succede una cosa del genere.
Proviamo a suggerire che siamo tutti stanchi, che è tardi e che dovremmo andare a riposare per qualche ora prima dell'alba e prima che il sole ci ammazzi di caldo.
Lui non risponde, ordina di piantare le tende e al resto ci pensa lui. Ovviamente salta la cena, nessuno ha voglia di mangiare, la tensione è palpabile.
Noi eseguiamo e mentre identifichiamo il terreno migliore dove accamparci, lui prende una pala tra i suoi attrezzi e inizia a scavare, a togliere fango dalle ruote posteriori.
Quando ci mettiamo in tenda lui è ancora lì che spala e mentre mi sto addormentando sento la sua voce che prova a contattare qualcuno con la ricetrasmittente.
Non so perché ma sono fiduciosa, non sono assolutamente preoccupata.
Fino alle 2:39 del mattino quando mi sveglio improvvisamente con gli occhi sbarrati e mi figuro gli scenari più apocalittici. 
Se domani mattina non ce la facciamo a liberare la jeep dal pantano? 
Se non riusciamo a chiamare nessuno per aiutarci? 
Se non resistiamo al caldo? 
Se non passa nessuno di qui per una settimana o un mese? 
Come faremo quando finiranno acqua e cibo? 
Se morissimo senza nemmeno poter dire addio ai nostri cari?
Insomma, mi vedo fare la fine di Christopher McCandless: tra 10 anni un turista del Lussemburgo, che come noi non avrà trovato posto a Gatteo Mare e avrà ripiegato sul Kazakhstan, scoprirà per caso ciò che resta dei nostri corpi.
Voi ridete adesso, lo so. Ma io così non ce l'ho fatta.
Decido di svegliare il Piemontese per condividere le mie angosce, lui lapidario ribatte "Non ti preoccupare. Domani si risolve tutto".
E io mi sento come in uno di quei film horror dove ad un certo punto qualcuno dice "Tranquilla, andrà tutto bene" e, tempo trenta secondi, la malcapitata viene inseguita da un'orda di zombie, perseguitata da un sanguinario assassino che vuole farla a pezzi con una motosega o rapita da un pazzo e richiusa in uno scantinato dove sarà obbligata a guardare tutte le repliche de "Il segreto".
Provo a non pensarci e tento di riaddormentarmi.
Al risveglio, a parte un'alba meravigliosa, la situazione non è cambiata.

 (Mangystau, alba)

 (Mangystau, alba)

 (Mangystau, alba)

 (Mangystau, alba nella palta)

 ((Mangystau, alba)

Cerco il bagno, ma qui non ci sono cespugli, solo piccoli arbusti secchi. Mentre faccio la strada per allontanarmi dalla tenda mi guardo: i pantaloni sono coperti di fango, così come la maglietta, i capelli sono diventati un unico blocco compatto in cui è impossibile infilare un dito, la scarpe sono ricoperte da uno strato spesso di fango e peseranno tipo 10 chili l'una, non mi lavo da tre giorni.
E l'unica cosa che penso è "Ma vada via ai ciapp".
Il sole che dovrebbe asciugare la palta non c'è, è una giornata nuvolosa e fresca e non mi capacito di essere in mezzo al deserto.

(Mangystau, trovatemi la toilette)

Intanto il Piemontese si avvicina a Sergei e gli propone di andare a recuperare alcune pietre che ha visto non lontano da dove ci troviamo per piazzarle sotto le ruote posteriori e provare a far leva.
L'idea gli piace, fa un cenno d'assenso e andiamo a raccoglierne qualcuna.
Sergei le posiziona sapientemente e sale in macchina. Rimaniamo tutti col fiato sospeso, il Piemontese partecipa col massimo della concitazione, incrociando le braccia e guardando da lontano come un "umarell grado esperto".
Accende il motore, accelera.
"Dai, dai, ti prego! Se ne usciamo giuro che mi convertirò alla pastina la domenica sera".
Per qualche secondo rimane tutto immobile, poi il mezzo si muove ed esce dalla fossa con un balzo.
Esplodiamo in un applauso, vedo Sergei sorridere per la prima volta da ieri sera e l'unica cosa che dice è "Let's have tea, please". 
Qui ogni momento è buono per bere tè e per mangiare. Quando non sai cosa fare, stai certo che qualcuno ti invita per un tè.
Il Piemontese improvvisa un ballo (!!!): lui, che non ha mai messo piede in una balera e ha lo stesso senso del ritmo di un baobab centenario.

(Felicità)

Facciamo colazione, impacchettiamo tutto e ce ne andiamo.

 (Mangystau, packing)

 (Mangystau, packing)

 (Mangystau, packing)

 (Mangystau)

 (Mangystau, un nuovo giorno una nuova speranza)

 (Mangystau, chiedimi se sono felice)

(Mangystau)

Durante il tragitto Sergei ci comunica che la notte scorsa è riuscito a contattare degli amici per dire loro di venire ad aiutarci. Sono partiti a mezzanotte e sarebbero già dovuti arrivare. Teme che sia successo qualcosa e vuole provare ad andare nella direzione da cui sarebbero dovuti arrivare.
Dopo una cinquantina di chilometri infatti vediamo una jeep in mezzo alla distesa sconfinata e due uomini completamente ricoperti di fango, a piedi nudi, che armeggiano con pale e funi.

(Mangystau, missione di salvataggio)

Raggiungerli è impossibile perché tutto intorno è un lago d'acqua. Ci fermiamo proprio al limite, Sergei ci fa scendere e inizia a sgonfiare le gomme. Si toglie le immancabili infradito, immerge i piedi nel pantano, arriva da loro e parlano a lungo. Deve aggirare il lago d'acqua con il nostro mezzo e raggiungerli da un'altro lato. E così fa: li vediamo agganciare cavi e funi e in un minuto il nostro mezzo salva il loro.

 (Mangystau, missione di salvataggio)

 (Mangystau, missione di salvataggio)

 (Mangystau, missione di salvataggio)

 (Mangystau, missione di salvataggio)

(Mangystau, missione di salvataggio)

Ci urlano di andare a piedi fino al punto dove ci potranno caricare perché tornare a prenderci è impossibile.
Anche i due amici sono increduli, non era mai capitata una pioggia simile in questo periodo dell'anno.

 (Mangystau, i salvatori e i salvati)

 (Mangystau, i salvatori e i salvati)

(Mangystau, best rescue team ever)
 
Dopo le presentazioni e i ringraziamenti, Sergei apre il bagagliaio: siamo sporchi e ricoperti di fango, ma la prima cosa che fa è preparare un altro tè accompagnato da un pasticcio di carne fredda con riso.
E sono solo le 9:34 di una normale domenica di agosto in Kazakhstan.

 (Mangystau, colazione)

 (Mangystau, colazione)

 (Mangystau)

 (Mangystau)

 (Mangystau, toilette)

 (Mangystau)

(Mangystau)




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