Almaty - Shymbulak

4 Agosto 2018 - 21 Agosto 2018

(Shymbulak)

Arriviamo che è l’alba.
E mentre il sole sorge, noi andiamo a letto a farci qualche ora di sonno nel nostro hotel che sembra un residuato post-comunista, un pò decandente e proprio per questo affascinante, con un bagno che definire degli anni '50 è un complimento. Ma fa il suo e a noi degli alberghi non è mai interessato molto. La sala da pranzo però è uno spettacolo, riproduce una yurta gigantesca con tappeti alle pareti e volte dipinte con scene di vita kazake.

(Otrar hotel, interno, sala colazioni)

In tutto l’hotel aleggia un’aria di tristezza e semi-abbandono, come se cameriere e receptionist si materializzassero dal nulla solo al nostro passaggio: rispondono al saluto ma sembrano un po' intimoriti o forse sono solo timidi.
Usciamo per una prima esplorazione nel pomeriggio e decidiamo per Kok-Tobe, una collina fuori città, dove si gode (così dicono) un fantastico panorama di Almaty: ci arriviamo con un taxi, che qui costa davvero pochissimo (2 € per mezzora di viaggio), e troviamo un luogo frequentato da tante famiglie con bambini senza essere incasinato.

 (Kok-Tobe)

 (Kok-Tobe)

 (Kok-Tobe)

 (Kok-Tobe)

(Kok-Tobe, monumento ai Beatles)

Sembrano essere tutti interessati a noi, forse per una evidente diversità fisiognomica, forse per i miei capelli corti che guardano con un sorriso. Non si sa se di spavento o meraviglia.
Decidiamo di scendere con la funivia che arriva in centro e proseguiamo il giro a piedi; la città ci appare molto verde. Nonostante abbia un milione e mezzo di abitanti è lontana dall'essere una metropoli caotica e cementificata: le auto che circolano non sono tantissime, sono piuttosto disciplinate, a parte l’uso, molto comune qui a Est, del clacson a piene mani, anche quando non servirebbe. I viali sono ampi e alberati, ci sono parchi ovunque e panchine dove potersi riposare. 

 (Parco Panfilov)

 (Parco Panfilov)

  (Parco Panfilov)

 (Parco Panfilov)

 (Abay Kazakh State Academic Opera and Ballet Theater)

 (Abay Kazakh State Academic Opera and Ballet Theater)

 (Panfilov street)

(Murales, Zhybek-Zholy) 

 (Kazakhstan Hotel)

 (Panfilov street)

 (Panfilov street)

La tranquillità del giorno è ampiamente compensata dalla vivacità della vita notturna: sull’Arbat attorno agli artisti di strada si raccolgono capannelli di persone, alcuni si sfidano in improbabili gare di break dance, di bici taroccate, a freccette o al gioco dei mimi, altri esibiscono i propri muscoli in esercizi da veri crossfitters. Insomma, divertimenti semplici.
Il comune denominatore a Est degli Urali sono da un lato quelli che si vestono con la tuta da ginnastica traslucida e le ciabatte con l’incrocio in finta pelle-plastica tipo ospedale anni '60, dall’altro quelli fighetti col colletto alzato e la polo Tommy Hilfigher. 
E’ sera ma non si percepisce alcun tipo di pericolo. Diana, la nostra guida, una giovane ragazza di 26 anni, ci ha confermato che la città è molto sicura anche girandola di sera a piedi.

(Anche qui la Forza è con noi)

Andiamo a letto presto e, dopo 12 ore di sonno, siamo pronti per le montagne del Shymbulak: ad un’ora circa dalla città si trova questa stazione sciistica che d’inverno e d’estate attira molti turisti. A 3100 metri si sta benissimo: la temperatura è ideale e ci godiamo una sorprendente conversazione con una coppia kazaka in compagnia di un gigantesco San Bernardo, che ci chiede da dove veniamo e con cui iniziamo a parlare di viaggi e della nostra idea di girare tutti gli Stan. Quando raccontiamo che siamo stati a Nukus e Moynak per vedere l’Aral, sgranano gli occhi “You’re bold people, guys!”. 

 (Shymbulak)

 (Shymbulak)

 (Shymbulak)

 (Shymbulak)

 (Shymbulak)

 (Shymbulak)

 (Shymbulak)

(Shymbulak)

Con questa consapevolezza ridiscendiamo in città e visitiamo, oltre al Museo di Stato, piazza dell’Indipendenza, al centro della quale si erge la colonna con il mitico Uomo (o Donna, sul genere ci sono state recenti scoperte e dissertazioni da parte degli archeologi) d’Oro e il leopardo delle nevi, entrambi simboli del Kazakhstan, il parco Panfilof con il monumento ai caduti della Guerra Civile del 1917 e della Seconda Guerra Mondiale, la famosissima e bellissima Cattedrale Zenkov, completamente costruita in legno (anche i chiodi) e un po’ parente della più famosa cattedrale di San Basilio a Mosca.

 (L'Uomo d'Oro)

 (Monumento ai caduti della Guerra Civile e della Seconda Guerra Mondiale)

(Monumento ai caduti della Guerra Civile e della Seconda Guerra Mondiale)

(Cattedrale Zenkov, Parco Panfilov)

Con la fortuna che ci contraddistingue, la cattedrale è in ristrutturazione e lo sarà ancora per qualche anno. Ma oggi è stata una bella giornata: abbiamo incontrato degli autoctoni, scambiato qualche opinione, riso tanto.
“Chi viaggia senza incontrare l’altro, non viaggia, si sposta”.


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