Parco Altyn Emel - Katu Tau, Aktau, Charyn canyon

4 Agosto 2018 - 21 Agosto 2018

(Edward Hopper era kazako)

Kasim è un punto interrogativo.
Come per un eroe, si potrebbero scrivere intere epopee su di lui: la nostra guida dice che "non è mai stanco", dichiarandolo col tono di chi comunica una verità la cui fondatezza scientifica è indiscutibile e assodata. Non gli piacciono le banane e il kumis (la bevanda nazionale a base di latte di cavalla fermentato) e si narra che abbia guidato ininterrottamente per 32 ore da una località ignota del Kazakhstan.
All'inizio pensavo si facesse di anfetamine. 
Poi ho assaggiato le patatine al gusto barbecue, panna acida e spezie di cui si alimenta.
Con le sue canottiere, i suoi pantaloncini corti e i suoi sandali marroni con le calze blu appare un tipo semplice.

(Kasim, il misterioso)

Rispetta tutti gli standard kazaki: ama la musica tecno a paletta e guida come un matto. Se in città riesce ancora a trattenersi e procede con un'alternanza randomica di brusche frenate e accelerate improvvise, fuori città si scatena: percorre sterrati a 120 chilometri orari, con la gratitudine perenne delle nostre schiene, supera camion a doppio rimorchio con la nonchalance di un protagonista di Fast and Furious.
E intanto ride. Ride come un matto. Non sguaiatamente, ma sotto i baffi, senza farsi vedere, con quel piglio beffardo del bambino che è appena riuscito a mettere le mani nel vaso di marmellata senza farsi beccare. Risponde al cellulare con dei mugugni incomprensibili. E quando è felice e rilassato non la finisce di parlare: inizia alle 8 del mattino e parla e parla e parla a Diana, che temo però non lo ascolti e preferisca postare foto ritoccate su Instagram.

Il programma di oggi è intenso: visita alla Montagna Rossa (Katu tau), formazioni rocciose scavate dagli elementi atmosferici e usate, migliaia di anni fa, come abitazioni.

(Katu tau)

(Katu tau)

(Katu tau)

(Katu tau)

(Katu tau)

A seguire, visita alla Montagna Bianca (Aktau), che chi non ci è stato non può sapere cosa significhi camminarci a mezzogiorno: per questo Diana ci manda con Kasim, che è allenato.
Noi siamo bardati come Messner per la traversata del Gobi (o a scelta come il ragionier Fantozzi): cappello, occhiali da sole, sciarpa che copre collo e parte delle braccia, crema solare, litri d'acqua e uno zaino con tutto l'occorrente per affrontare 45 giorni dispersi nel nulla.

(Ah Messner, levate...)

(I tre dell'Ave Maria)

Lui, invece, niente: niente cappello, né occhiali né crema solare. Solo una piccola bottiglietta d'acqua.
Parla in russo, alternato al kazako, e fa dei gesti.
È qui che la nostra fede negli Angela (Padre e Figlio) inizia a vacillare.
Lui è lo Spirito Santo che riesce a farsi intendere qualunque lingua parli. Perché tra una parola e l'altra di russo, capiamo "quarzo", "mesozoico", "pleistocene" e ci rendiamo conto che Kasim (che nella lingua locale significa sia "sopracciglia" sia "qualcuno che vuole essere d'aiuto") forse è qualcosa di più di un semplice autista.
La Montagna Bianca è un posto assurdo e meraviglioso, con una composizione geologica variegata.
Kasim ci fa percorrere strade alternative a quelle solite turistiche e ci ritroviamo a scoprire angoli suggestivi, con rocce colorate.

(Aktau)

(Aktau, strade alternative)

(Aktau)

(Aktau)

(Aktau)

(Aktau)

(Aktau)

(Aktau)

(Aktau)

(Aktau)

Il caldo è secco, ma lui continua imperterrito ad aprirci la strada, inerpicandosi su montagnette, buttandosi in piccoli crepacci dietro ai quali scompare improvvisamente. Io vorrei chiedere pietà ma non ho nemmeno la forza per vergognarmi di come sono conciata figuriamoci pronunciare una sola parola.

(Aktau)

(Aktau)

(Aktau)

Ci fermiamo solo perché ad un certo punto la stradina è bloccata, Kasim decreta che non si può proseguire.

(Aktau, Terra)

(Aktau, Terra)

Ho perso tutti i litri d'acqua possibili, mi sento prosciugata e vorrei solo accasciarmi al suolo, lui invece è fresco come una rosa e saltella a destra e a sinistra.
In macchina sfila un paesaggio piatto di deserto, con un orizzonte di montagne.

(Parco Altym-Emel)

(Parco Altym-Emel)

(Parco Altym-Emel)

(Parco Altym-Emel)

(Parco Altym-Emel)

(Parco Altym-Emel)

Ci fermiamo ad ammirare uno degli alberi più vecchi del mondo (qui li chiamano ash tree), che ha 700 anni.

(Il Gigante e la Bambina)

E ripartiamo, subito dopo, alla volta del Charyn Canyon, nato 12 milioni di anni fa. Semplificando è una specie di Grand Canyon, solo che non è Grand, ma più piccolo e più vivibile.

(Charyn Canyon)

(Charyn Canyon)

(Charyn Canyon)

(Charyn Canyon)

Questa volta è Diana ad accompagnarci per la scarpinata: inizialmente si pensava di scendere in macchina ma la strada è troppo pericolosa, come recitano i cartelli "non proseguite, le vostre vite sono in pericolo". Incontriamo due signori di Bergamo, in viaggio da 1 mese e mezzo attraverso l'Asia centrale, loro decidono di proseguire ma hanno un fuoristrada molto attrezzato anche per le discese peggiori.

(Charyn Canyon)

(Charyn Canyon)

Anche a piedi comunque non è uno scherzo... Ma ce la facciamo e arriviamo alla fine del canyon dove incrociamo nuovamente Letizia e Giancarlo, che sono riusciti ad infilarsi anche nello stretto pertugio di fronte al quale invece una coppia di olandesi si è dovuta arrendere e tornare indietro.

(Charyn Canyon, gli Olandesi)

Ci intratteniamo ancora un po' con loro a parlare di viaggi, esperienze e del braccio rotto di Letizia, che si è fatta ingessare a Dushanbe, in Tagikistan, e che a distanza di 40 giorni sta decidendo in quale città farselo togliere. 

(Charyn Canyon, con Letizia e Giancarlo)

(Charyn Canyon, con Letizia e Giancarlo)

(A' Steve McCurry, levate!)

Poi è tempo di tornare, che dobbiamo arrivare al lago Kolsay, a 1800 m., dove passeremo la notte: sono tre ore di pura bellezza, attraverso una strada così dritta che pare l'abbiano disegnata col righello, deserta, con un tramonto che illumina la pioggia, nuvole nere e blu contro la terra bruciata, odore di qualcosa che sta arrivando e di qualcuno che se ne va.

(Cromatismi)

(Cromatismi)

(Cromatismi)

(Strade)

(Cromatismi al tramonto)

(Cromatismi al tramonto con casa nella prateria)

(Cromatismi)

(Cromatismi al tramonto)

  (Cromatismi al tramonto)

(Cromatismi al tramonto)

Attraversiamo villaggi bui, con qualche luce accesa, gli uomini accucciati ai bordi delle strade, pecore, cavalli e mucche che sanno dove tornare. Desolazione e dignità, semplicità e cuore.
Arrivamo al villaggio Saty mentre qualche ospite del bed and breakfast sta improvvisando una festa davanti al fuoco in giardino. A noi servono la cena ma non mangio: mi scuso, ho un mal di testa terribile da stamattina.
La medicina tradizionale kazaka viene in mio soccorso: almeno tre tazze di tè con due cucchiai ciascuna di malina, una specie di marmellata casalinga a base di lamponi.
Seguo il consiglio. 
E, oh... Funziona: in mezz'ora 'sta malina riesce a far passare a me il mal di testa e a creare seria dipendenza nel Piemontese, che non ce l'aveva il mal di testa, eh, ma la curiosità di un gatto, quella sì.
Altro che Moment e Coca-Cola...

(Tresette col morto)

🌟🐀