Mosca Sheremetyevo un anno dopo - I pivelli sono tornati

4 Agosto 2018 - 21 Agosto 2018

Esattamente un anno fa, col totale delle disavventure patite, avevamo concluso la vacanza con alcune convinzioni:
1. In generale i russi sono un po' intruppati, un cicinin rigidelli, con alcuni codicilli e postille che fanno ancora l'occhiolino a Stalin.
2. Forse. Aggiungere sempre un "forse" in ogni frase. Per esempio: "A che ora arriverete?". "Alle 9. Forse". Se pensi che il cosmo sia un casino e che nulla sia per sempre, quando si va a Est tutto è ancora più precario ed è sconsigliabile mostrare una qualsiasi forma di certezza.
3. Non voleremo mai più con Aeroflot. Non certo per il servizio ma per il punto 4.
4. Mosca per noi è un casino. Per un serie di ragioni, visto di transito sì, visto di transito no, e il layover di 3 ore basterà? No facciamolo almeno di 6 ore che non si sa mai...
Ecco. Il primo errore è dietro l'angolo e noi, che siamo pisquani e ci facciamo ingolosire dal risparmio, che facciamo?
Con una coerenza e una onestà intellettuale senza precedenti, prenotiamo Aeroflot.
Chiaro.
Adamantino.
Era ovvio che alla fine qualcosa non dovesse quadrare.


(Aeroflot, di nuovo)

 (Aeroflot, di nuovo)

È martedì sera, tre giorni prima della partenza. Ore 22:30.
Comoda sul divano, decido di fare un controllo della documentazione richiesta, sappiamo già che il Kazakhstan non richiede visti di ingresso quindi siamo tranquilli.
Accendo il PC, ripercorro a mente le tappe del viaggio: Aeroflot, scalo a Mosca, stessa roba dell'anno scorso, niente visto perchè saremo solo in transito... Ma sì dai, facciamoci cogliere da questo eccesso di zelo, digito sulla barra di Google "mosca kazakhstan visto transito".
Apro il link del primo risultato, distrattamente leggo "per i viaggiatori diretti in Bielorussia e Kazakhstan da Mosca è necessario il visto di transito anche per soste inferiori alle 24 ore".
Strizzo gli occhi, rileggo.
Basta un attimo e non sento più il battito. Il sangue non affluisce più dove dovrebbe. Mi sembra di non vedere bene. Poi attacco con una risata isterica.
Provo un altro link. Stessa cosa.

Passo al sito di Aeroflot: niente cenni a visti di transito per il Kazakhstan ma solo per Bielorussia.
Decido che è il momento di far venire un colpo apoplettico al Piemontese, che sta nello Stato di fianco a recuperare roba da stipare nello zaino.
"Forse abbiamo un problema", gli dico.
Dall'altra parte il silenzio.
Forse è svenuto.
Forse nemmeno lui può crederci.

Mancano tre giorni alla partenza, sono le 11 di sera, conosciamo la lentezza della burocrazia russa.
Si scatena il panico e, tra l'incredulità e l'isteria, lui si mette in macchina per tornare a Desio e si attacca al centralino della Farnesina, io al call center di Aeroflot per tentare di capirci qualcosa.
Farnesina: Ma ha letto bene il sito? Cosa dice il sito? Ah, niente visto? Niente visto sulla pagina del Kazakhstan ma su quello della Federazione Russa dice che sì, ci vuole. Ah... Mah... Non sapremmo, però se dice così, dovete farlo.

(Viaggiare Sicuri, sito web)

Aeroflot: [accento russo] Teoria, se transitare solo Mosca senza uscire, no visto sotto 24 ore. Però io consiliare lei telefona consolato russo Milano e chiede melio. Da. Capito? Da.

Odil, il nostro contatto in loco, una specie di entità superiore che, come dio, non abbiamo mai incontrato di persona e che, per quanto ne sappiamo, potrebbe essere un trafficante di armi chimiche georgiano, dice che no, non serve visto di transito. Che ha fatto passare da poco due turisti italiani e ne erano sprovvisti.

Taglio la testa al toro e visito la pagina web del consolato russo a Milano: la prima cosa che mi appare alla voce visto di transito sono due righe in grassetto che avvisano il viaggiatore diretto in Kazakistan dell'obbligatorietà del visto in questione.

(Consolato russo, sito web)

Bon.

In contemporanea contatto l'agenzia che ci ha seguiti l'anno scorso. E incredibilmente risponde in tempo reale il numero per le emergenze. Sì, avete bisogno del visto.
La sciura misura dal tono della mail il grado del mio terrore e dice "non si agiti. È una cosa che si risolve."
E la risolviamo così: alle 8, dopo 3 ore scarse di sonno, io e il Piemontese siamo in agenzia per le formalità. I visti di transito dovrebbero arrivare venerdì pomeriggio, just in time.
Aaaaaahhhhhh. Adesso sì che siamo belli tranquilli. Possiamo partire. Pensavano di fregarci questi bolscevichi malefici e invece tiè, li abbiamo fregati noi! Ahahahah!

Aeroporto Milano Malpensa, banco check in Aeroflot.
Irina attacca: "Qual è la vostra destinazione finale, signori?".
"Almaty, Kazakhstan".
Silenzio.
"Avete per caso il visto di transito?"
"Certamente!", con un sorriso a 75 denti che sottolinea il concetto "cosa si crede questa? Che siamo due sfigati, viaggiatori improvvisati, che non sanno nemmeno parare i colpi della sventura e reagire agli imprevisti? Te lo facciamo vedere noi, cara la mia miss ILovePutin".
"Da due anni a questa parte il visto di transito per il Kazakhstan non serve più" un modo garbato per sottolineare il concetto "Siete semplicemente due pivelli, state a casa vostra che è meglio".
Silenzio.
In sequenza, vorrei: urlare e tirarle una testata.
Anzi, no. Vorrei buttarmi per terra.
Anzi, no. Vorrei prendere la rincorsa e buttarmi di sotto.
Alla fine dico solo "Ah" e ho l'ardire di aggiungere "sul sito del consolato è scritto a chiare lettere che è necessario".
Lei aggiunge solo "Ovviamente, dal momento che avete il visto di transito, non posso inviare il bagaglio sulla final destination: a Mosca dovrete uscire dalla zona di transito, ritirare il bagaglio e rifare il check in".
"Ahhhhhhhh, pure?!?!?!"

In totale: ansia, angoscia, terrore, vai, torna, vai di nuovo, ritorna, 200€, corse, incastri, deliri per un pezzettino di carta che non solo non serve a nulla ma ci complica la vita.
Iniziamo bene. E non siano nemmeno arrivati a Mosca.

Quando finalmente mettiamo piede sul suolo russo sentiamo il profumo di casa.

Eccoci. Siamo qui. Siamo tornati.
A Sheremetyevo ci accolgono in trionfo, si ricordano di noi benissimo, come dei due dementi italiani che hanno perso il volo mentre si bevevano una birra da TGiF.
Adesso però la solfa è diversa: a causa del visto di transito inutile che abbiamo pagato profumatamente, il nostro bagaglio non è stato inviato direttamente ad Almaty; dobbiamo ritirarlo a Mosca e fare un drop off.
Quindi:
1. Passiamo il controllo passaporti
2. Ritiriamo il bagaglio 
3. Usciamo dal terminal
4. Percorriamo la distanza siberiana tra il terminal di arrivo e quello da cui partiremo, che è lo stesso, ma ci fanno fare un giro allucinante che ci porta via un'ora.
5. Ci mettiamo in coda per il drop off
6. Dopo 40 minuti di coda, l'addetto ci informa che il check in del bagaglio è possibile solo a partire da 3 ore prima del volo: inutile provare a spiegargli che non dobbiamo fare check in ma solo un drop off. Ci guarda sgembo, sta in silenzio un attimo (con quel senso del tempo che solo i russi sanno avere) e poi sentenzia che è lo stesso.
7. Ci accomodiamo su due poltroncine di fortuna assieme a due svizzeri con un bimbo di 10 mesi. Facciamo in tempo a vederlo crescere, prendersi una laurea e sposarsi.

 (Drop off, 3 ore, forse)

(Area drop off deserta solo quando non possiamo farlo)

8. Nelle due ore e mezza di attesa i ginevrini se ne vanno, arriva un argentino, osserviamo la varia umanità che procede disordinata non sapendo dove andare, scambia la corsia del drop off con quella del check in, osserviamo l'aumento esponenziale del livello di entropia, le file si sdoppiano, si mischiano, le persone si accalcano senza un ordine. Ed è proprio questo il momento in cui ovviamente tocca a noi.
9. Scattano le 18:20. Possiamo accedere al drop off, scegliamo la corsia corretta perchè ci sembra che da lì avremo più possibilità, compaiono due matrone russe che ovviamente ci vogliono passare davanti. Ma le brucio con lo sguardo, sono pronta ad una lotta senza quartiere, fulmino anche l'addetta al desk che se le fa passare me la mangio a colazione con uno shottino di vodka per digerirla meglio.
10. Molliamo finalmente i bagagli.
11. Nuovo controllo passaporti e bagaglio a mano.
12. Un tizio russo cerca di incolpare il Piemontese del suono anomalo della macchina dei controlli. Ma il Piemontese non ci sta: lo seda con il suo sguardo privo di qualsiasi espressione e con un solo gesto, con l'indice puntato, indica il bottiglione di vodka che il russo tentava di imboscarsi illegalmente sull'aereo. Mai mettersi contro il Piemontese, i russi sono avvisati.
13. Individuiamo il gate da cui partirà il volo per Almaty
14. Riverifichiamo la sincronizzazione degli orologi con l'ora locale, controllando i monitor dell'aeroporto, google, il segnale orario russo e qualche persona scelta a campione.
15. Decidiamo di sfidare la sorte prudentemente: ci sediamo al bar proprio di fronte al gate, ordiniamo una birra e rimaniamo col sedere incollato lì fino a quando non appare "now boarding".

 (Audaces fortuna iuvat)

 (Da qui si vede il gate)

(Una birra prima della partenza?)

16. Saliamo sul volo per Almaty, abbiamo superato la burocrazia russa, sgominato quella banda di intruppati delle steppe (che in fondo amiamo tantissimo). Insomma, ce l'abbiamo fatta. 
Forse.

(Ci siamo. Forse)


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