Turkistan

4 Agosto 2018 - 21 Agosto 2018

(Mausoleo di Kozha Akhmed Yasaui)

Alle 5:30 la sciura col fazzoletto in testa che farebbe ricrescere i capelli a Bastianich per lo spavento di perdere il posto di lavoro, ci prepara una colazione che nemmeno al battesimo del figlio di Genni Savastano se la sognano: bliny appena fatti, con una colata di miele e marmellata, un numero di uova pari all'intera produzione nazionale, dolcetti vari, biscotti, due teiere bollenti che vengono sostituite ogni 10 minuti. Con malina (ovviamente).

(Riserva naturale Aksu-Zhabagyly, alba)

Alle 6:20 partiamo alla volta di Turkistan.


(Riserva naturale Aksu-Zhabagyly, pronto per la partenza)

Non vi crediate che il Kazakhstan sia da meno dell'Italia.
Anche qui, come a Milano, bisogna prestare particolare attenzione agli orari di punta.
Il traffico non perdona, bastano pochi minuti di ritardo sulla partenza e si rimane imbottigliati.
Il primo ingorgo lo troviamo dopo una decina di minuti dalla partenza: cinque cavalli in mezzo alla strada, accompagnati da un vecchino con barba bianca e cappotto, in sella ad un mulo.
A seguire una decina di mucche guidate da un ragazzino a cavallo, poi un signore di mezza età con un gregge di pecore che impedisce completamente la viabilità.
Kasim inizia ad innervosirsi, si agita sul sedile, strombazza e riesce a far spostare gli animali.

(Traffico, ingorghi metropolitani)

La pazienza la perde definitivamente con una mandria di mucche che occupano completamente la carreggiata: prova con il clacson, pare riuscire ad aprirsi un varco a destra. Ma le mucche richiudono subito e sembrano inghiottire la macchina. Retrocede. Prova a sinistra, qualche colpo di clacson ancora, ma niente da fare, inveisce contro l'anziano signore a cavallo che sta guidando gli animali. Il vecchio risponde a tono, facendo gesti inconsulti. Dopo qualche minuto, la mandria devia a destra in uno sterrato e Kasim accelera facendoci sobbalzare, mentre a denti stretti dice qualcosa.
Sono tre ore di spazi infiniti, greggi e mandrie che come puntini dipingono il verde o il giallo della steppa. Tre ore di bellezza, così tanta che ormai non riesco più a contenerla, non so più dove metterla.

(Sulla via per Turkistan)

(Sulla via per Turkistan)

(Sulla via per Turkistan)

(Sulla via per Turkistan)

A Turkistan ci incontriamo con Ismail che ci guiderà alla scoperta della città.

(Moschea Maszhid Khudzha Akhmad Yassavi)

(Moschea Maszhid Khudzha Akhmad Yassavi)

(Moschea Maszhid Khudzha Akhmad Yassavi, interno)

È un susseguirsi di moschee e mausolei.
Il più bello e il più suggestivo per noi è quello di Kozha Akhmed Yasaui, iniziato da Tamerlano nel XIV secolo e mai portato termine.
Cupole azzurre e turchesi, con minuscole decorazioni gialle.
Visitiamo anche l'annessa moschea sotterranea, un luogo suggestivo, sorretto da colonne in legno che ci riporta col pensiero al viaggio dell'anno scorso.


(Mausoleo di Kozha Akhmed Yasaui)

(Mausoleo di Kozha Akhmed Yasaui)

(Mausoleo di Kozha Akhmed Yasaui)

(Complesso del mausoleo di Kozha Akhmed Yasaui)

(Mausoleo di Kozha Akhmed Yasaui)

(Mausoleo di Kozha Akhmed Yasaui)

(Mausoleo di Kozha Akhmed Yasaui)

(Mausoleo di Kozha Akhmed Yasaui, particolare, cupola)

Una piccola perla archeologica sono le rovine di Otrar, dove rimangono i resti della città antica del XIII secolo poi distrutta da Gengis Khan: il palazzo del re, i bagni (hammam), le moschee, le cucine.

(Mausoleo di Arystanbab, Otrar)


(Otrar, antiche rovine)

(Otrar)

(Otrar, antiche rovine 😉)

(Otrar, antiche rovine)

(Vicino a Otrar)

(Vicino a Otrar)

Il sole non ha alcuna pietà, il caldo è torrido, i gradi arrivano a 47, soffia un vento forte che alza la sabbia in mulinelli che vorticano rapidi.

Quando la giornata finisce pensiamo con gratitudine all'hotel in cui ci troviamo, ma che al check-in non abbiamo degnato di uno sguardo. E che ora, alla luce di ciò che vediamo, ribattezziamo "Overlook hotel": un mix tra l'orrore e una trashata galattica.

(L'Overlook hotel di Turkistan)

(L'Overlook hotel di Turkistan)

Gli ascensori ci sono, ma non funzionano e i tre piani con zaini e sacchetti diventano un ottimo esercizio. 
Le piastrelle della scala sono pericolanti, il piano è occupato da un quadro e un divano che sembrano usciti direttamente dal set di Shining, il corridoio che conduce alla nostra camera è completamente buio, al posto delle lampadine ci sono fili penzolanti e quando apriamo la porta della 319 è come varcare uno stargate: la moquette rosso sangue nasconde sicuramente qualche segreto, la maniglia della finestra è rotta e lungo gli stipiti il nastro adesivo serve a tenere insieme la struttura. 
Nei cassetti ci sono oggetti e fazzoletti dimenticati dagli ospiti che ci hanno preceduti, la lampadina sopra il mio letto è senza plafoniera e dietro la testata spuntano cocci e pezzi di intonaco. I mobili sembrano quelli ricavati da una vendita di beneficenza. 
Sopra tutto domina incontrastata Sua Maestà la Polvere.

Il bagno è la vera chicca, roba che a vederlo rimpiango le fidate latrine: c'è una strana struttura sbrecciata in compensato bianco sporco che collega wc e lavandino, il vetro della doccia è rotto, lo sciacquone del wc non funziona e l'asse è coperto da macchie di colore giallognolo, l'unica presa di corrente ha il rivestimento penzoloni e i fili scoperti. Sul lavabo ci sono due bustine di una sostanza non meglio identificata, magari si tratta di uno shampoo che potrebbe aver visto la rivoluzione bolscevica ed essere stato importato illegalmente.
Oppure è antrace.

(L'Overlook hotel di Turkistan)

Sulla preoccupazione e lo sconforto vince il sonno. 
Il Piemontese russa già e io penso che, in fondo, con tutto quello che ho speso in vaccinazioni negli ultimi anni, sai che c'è? Chissenefrega.

(Luna a Turkistan)



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