Mangystau - Shakpak Ata, Valle di Torysh, Monte Sherkala, Lago Tozbayr

4 Agosto 2018 - 21 Agosto 2018

(Tozbayr)

Sergei ci aspetta vicino al Land Cruiser che ci accompagnerà nella regione più selvaggia e meno turistica del Kazakhstan, famosa per le sue affascinanti moschee sotterranee vecchie di un millennio e per il paesaggio senza eguali.
È un bell'uomo di origini armene, ha un fisico asciutto e gli occhi dello stesso colore delle steppe aride.
Sistema gli zaini sul tetto del fuoristrada, il bagagliaio è occupato da tende, sacchi a pelo, vivande e acqua per i prossimi tre giorni.

(Alla partenza)

Il mezzo è super equipaggiato, con radiotrasmittenti, GPS e aggeggi elettronici di varia natura.
La costante in Kazakhstan è la musica, ormai l'abbiamo imparato. A Sergei piace quella jazz e cubana. Fa un certo senso ascoltare il Buena Vista Social Club in mezzo al deserto del Mangystau.

 (Mangystau)

(Mangystau)

Che è un guidatore esperto lo capiamo quando, ad un certo punto, prende uno sterrato e si destreggia bene tra pendenze e salite; anche quando la jeep si inclina pericolosamente e sembriamo essere sull'orlo del ribaltamento, lui sa cosa fare. Vede strade dove noi vediamo solo terra, rocce e arbusti.
Dopo 100 chilometri di diritta gira a destra o a sinistra, senza alcuna indicazione o cartello a segnalare la direzione. D'altro canto questa non è la Milano-Meda e noi non dobbiamo uscire a Bovisio Masciago.
Guida rilassato, con le infradito e una sola mano sul volante in tratti in cui al migliore rallysta servirebbe anche l'aiuto della madonna incoronata.
Lui invece sembra pronto per una caipirina mentre ci spiega che stiamo per arrivare a Shakpak Ata, una moschea sotterranea del X-XIII secolo, dove insegnava un importante maestro sufi.

 (Shakpak Ata)

 (Shakpak Ata, moschea sotterranea)

(Shakpak Ata, moschea sotterranea)

I paesaggi sono lunari: è un steppa desertica, arida, secca, punteggiata dalla presenza di cavalli allo stato brado, mucche, pecore e cammelli.

 (Mangystau)

 (Mangystau)

 (Mangystau)

Loro, i cammelli, la fanno da padrone. Se ne stanno tranquilli in mezzo alla strada, navigano per l'immenso spazio, si cibano dei pochissimi arbusti verde pallido senza risentire dei 57.2 gradi centigradi esterni.
Avete letto bene.
Qui non si fa umorismo gratis: l'abbiamo perso all'incirca verso i 45.6 gradi, quando ancora riuscivamo a non crederci.
Il paesaggio cambia lentamente, le nuvole sono prima bianche e ciccione per poi diventare sempre più rade e scomparire del tutto.
Arriviamo alla Torysh, la cosa più incredibile che abbia mai visto in vita mia, a parte il Piemontese in versione esploratore nerd.
È una valle costellata da pietre dalla forma perfettamente rotonda: sostanzialmente una valle piena di palle giganti, alcune dalle forme strane che richiamano animali o frutti.

 (Verso Torysh Valley)

 (Torysh Valley)

 (Torysh Valley)

 (Torysh Valley)

 (Torysh Valley)

 (Torysh Valley)

 (Torysh Valley)

 (Torysh Valley)

(Torysh Valley)

Ma la vera stonata ci piomba addosso dopo essere passati dal monte Sherkala, quando arriviamo al luogo dove Sergei ha deciso di piantare le tende, dopo aver macinato chilometri attraversando una steppa piatta e senza alcun punto di riferimento, sobbalzando e trattenendo il fiato più volte, quando alla sommità di una collina abbiamo pensato "ecco, è questo il posto" e invece no. Abbiano scavallato buttandoci giù per una strada ripida e scoscesa tra le rocce.

 (Monte Sherkala)

(Monte Sherkala)

 (Tozbayr)

 (Tozbayr)

 (Tozbayr)

 (Tozbayr, campo base)

 (Tozbayr)

 (Tozbayr)

(Tozbayr)

Abbiamo ballato tanto lungo un paesaggio tutto uguale per chilometri, fino a delle formazioni rocciose bianche come il marmo, scavate prima da Teti, l'oceano che 180 milioni di anni fa univa Caspio e Aral e poi, una volta ritiratosi, dagli agenti atmosferici.
Fa impressione sapere che stiamo viaggiando sul fondo di un mare e che una volta qui c'erano squali e pesci di ogni genere.
Oggi, in questa parte, rimane il lago di sale Tozbayr. Uno spettacolo difficile da descrivere se non si è stati qui: da un lato le montagne bianche, dall'altro la terra, anch'essa bianca, cede il passo ad una più scura, bruciata, con qualche macchia verde che a poco a poco si dirada e scompare del tutto.

 (Tozbayr)

(Tozbayr)

 (Tozbayr, lago salato)

(Tozbayr, lago salato)

È ai piedi di queste montagne che ci accampiamo: mentre Sergei e il Piemontese piantano le tende, io preparo delle verdure. Pensavo fossero per un'insalata e invece Sergei vuole farci una sorpresa e cucinare gli spaghetti: quindi in una terrina mi ha fatto mettere cipolla e peperone crudi, mischiati ad una salsa pronta di pomodoro e basilico. Il tutto a freddo.
Glielo faccio ripetere perché forse non ho capito bene il senso dei gesti, ma lui mi guarda stupefatto e dice "Perché? Non cucinate gli spaghetti così in Italia?".
E io non ce l'ho il coraggio di dirgli che NO, in Italia gli spaghetti non li prepariamo così e che, anche per me che ho sempre vissuto nella convinzione che il verbo cucinare fosse un sinonimo aristocratico usato da qualche esteta buontempone per scongelare pizze e versare corn flakes in una tazza di latte freddo, è un affronto al palato, che se mia madre dovesse venirlo a sapere mi farebbe scomparire dall'albero genealogico e già che c'è mi farebbe togliere la cittadinanza.

 (Tozbayr, italian dinner)

 (Tozbayr, io che non cucino nemmeno a casa)

(Tozbayr, cena italiana)

E così ce li mangiamo e diciamo anche che sono buonissimi. Ed in fondo è vero: perché siamo le uniche presenze umane nel raggio di un centinaio di chilometri, perché in un posto così silenzioso e meraviglioso io non ci ho mai mangiato.

 (Tozbayr, the spaghetti incident)
 (Tozbayr, the spaghetti incident)

(Tozbayr, the spaghetti incident)

Sergei ci invita a fare in fretta, vorremmo mica perderci il tramonto sul lago di sale...
Attraversiamo a piedi una distesa di terra morbida, marrone, in cui rimangono le nostre impronte e che ad un tratto diventa completamente bianca, ricoperta da uno strato di sale che si rompe al nostro passaggio fino a mischiarsi con l'acqua. Siamo sulla riva del lago e poi siamo coi piedi a mollo nell'acqua.


(Tozbayr, la strada fatta)

 (Tozbayr, lago salato)

 (Tozbayr, dillo alla luna)

 (Tozbayr)

 (Tozbayr, lago salato)

 (Tozbayr, lago salato)

 (Tozbayr, lago salato)

 (Tozbayr, riflessi)

(Tozbayr, riflessi)

 (Tozbayr, il cielo stellato sopra di me)

 (Tozbayr, il cielo stellato sopra di me)

 (Tozbayr, il cielo stellato sopra di me)

(Tozbayr, il cielo stellato sopra di me)

Per arrivare qui a piedi dal nostro accampamento abbiamo impiegato mezz'ora, e ogni volta che mi sono voltata a guardare da dove siamo venuti mi sono sorpresa di quanto lontano fosse: il fuoristrada non si distingue più. È solo un minuscolo puntino ai piedi della montagna bianca, impercettibile, una variazione infinitesimale ed ininfluente nell'ambiente. Mi fermo e mi guardo attorno: sono sola ed impotente in questo macrocosmo di bellezza. Il silenzio è assordante e mi commuovo perché nulla è così prezioso del sapere che esistono luoghi in cui è ancora possibile sentirsi piccoli, meravigliati e grati.

 (Tozbayr, il sale della terra)

 (Tozbayr, il sale della terra)

 (Tozbayr, il sale della terra)

(Tozbayr) 

 (Mangystau)

 (Mangystau)

 (Mangystau, fauna)

 (Mangystau, guarda chi si vede)

 (Mangystau, in fuga)

(Mangystau, miraggi)



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